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Non lo so
Prodotto da Gianluca Arcopinto, il lungometraggio d’esordio dei fratelli Alessandro e Cristiano Di Felice apre nell’entroterra abruzzese del 1982, con dialoghi riguardanti gli yuppies e i paninari e immagini relative alla vittoria della nazionale italiana ai campionati mondiali di Spagna.
E sono gli stessi registi a vestire vent’anni dopo i panni dei fratelli Marco e Gianni, l’uno studente di filosofia presso l’Università di Bologna di ritorno al proprio paese, l’altro agente immobiliare per conto dell’impresa edile di famiglia che si ritrova disoccupato dal momento in cui essa va in fallimento in seguito a un investimento sbagliato.
Quindi, con i due protagonisti che, alle prese con la perdita dei propri obiettivi e con il cambiamento del corso degli eventi, si radunano di nuovo insieme agli amici nel centro sociale fondato un decennio prima, il film dei fratelli De Felice si presenta come una sorta di evoluzione del loro pluripremiato cortometraggio "Troppo tempo per pensare", incentrato su tematiche analoghe.
Evoluzione ambientata in uno stivale tricolore in cui la Democrazia Cristiana e il Socialismo sono già finiti da un pezzo, all’insegna di una società sempre più nel nome del padre, del perbenismo e della mediocrità santa, ma nella quale, tra tangentopoli e calciopoli, a mancare è fondamentalmente la comunicazione.
E, accompagnati da "Non resto qui" dei Sunflower e dall’onnipresente voce narrante, i due autori non dimenticano di sfoggiare un’esilarante critica nei confronti delle tante trasmissioni televisive notturne atte a pubblicizzare locali mondani fashion in cui si entra solo in coppia o elegantemente abbigliati, mentre parlano di responsabilità, di rinuncia, di riflessione e dell’importanza psicologica inclusa nel conseguimento delle proprie passioni.
Fino all’interessante monologo conclusivo di circa 74 scorrevoli minuti di visione ben girati e caratterizzati da un efficace montaggio veloce, cui l’unica cosa che possiamo rimproverare è un sonoro che non manca purtroppo di risultare amatoriale.
La frase: "Nel breve tratto dell’onda c’è tutta la voglia di cambiamento, poi la sua folle corsa finisce contro uno scoglio e torna ad essere acqua, oggi credo che bisogna presentarsi a se stessi, pur correndo il rischio di scoprire una persona diversa".
Francesco Lomuscio
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