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Niente è come sembra
La crisi dantesca di un ateo di mezza età lasciato dalla moglie, perso in un bosco, capitato in una casa di giochi olimpici dello spirito.
Franco Battiato alla principale attività di cantautore e musicista ha affiancato la scrittura di opere teatrali e liriche, la pittura e da qualche anno il cinema. Insieme a "PerdutoAmor" e "Musikanten", secondo lui la trilogia dedicata alla spiritualità si conclude con questo film sceneggiato insieme al filosofo Manlio Sgalambro, continuando una collaborazione iniziata quasi per caso con l'album "L'ombrello e la macchina da cucire".
Steadycam ruotata a 180°, digitale sgranato, effetti speciali artigianali (vedi la levitazione), per una settima arte che sia non vettore di bellezza ed emozioni, ma di riflessione - tanto che, per la sua natura di nicchia, il lavoro esce in cofanetto - attraverso uno sconnesso flusso di coscienza dai tanti immissari. Il cinema, con "la via lattea" di Bunuel (“antireligioso?”. “No, mistico”), Lynch (accostato a Battiato dal protagonista) e Jodorowski che legge i tarocchi. La filosofia, dalla misantropia nietszchiana al pensiero del nobel per la fisica Kastler. Ma anche le molteplici fruizioni del piccolo schermo (il filmato su YouTube, l’intervista di Enrico Grezzi a un lama tibetano, la nausea per il TG di Emilio Fede) e la musica delle Mab Rock che reinterpretano Tchaikovsky. Un’attenzione particolare va alle origini (l’uomo è troppo complesso per essere stato creato dal Caso, ogni programma ha un programmatore), con diverse suggestioni buddhiste: la mente - di natura amorfa quanto luce e spazio – come vuoto che ha cognizione e proietta l’universo, il vivere momento per momento, l’essere d’aiuto agli altri, il male come deviazione. Se però un credente vede nella sottomissione un superamento della dipendenza, anche l’ateo è in grado di provare un’esperienza di presenza, intensità e gioia infinita. Tutto può essere, in quanto "niente è come sembra, niente è come appare, perché niente è reale" sostiene nell’omonima canzone Battiato. Di sicuro c’è solo l’esperire, possibilmente gaudente: “sono qui per le ciliegie”.
La frase:
- "Il mondo è dei furbi".
- "No, dei ricchi".
Federico Raponi
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