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Nè terra nè cielo
Simone (Davide Gemmani) è un operaio che dopo essere stato licenziato e dopo aver scoperto che la moglie Margherita (Antonella D'Arcangelo) lo tradisce con Sergio (Fabio Fulco), un suo caro amico nonché sindacalista della fabbrica in cui lavorava, decide una mattina di salire sulla ciminiera della fabbrica stessa e di rimanerci.
Il regista Giuseppe Ferlito ha voluto descrivere la crisi personale di un personaggio che sembra perdere la lucidità ed invece lungo un percorso persino poetico la rivendica come unica sua arma. Simone arriva ad un atto estremo per far sì che la sua vita abbia un significato che gli altri gli vogliono togliere (almeno finché è a terra).
Il racconto sembra quasi zavattiniano, nella sua ricerca di un valore all'interno di una storia che è quasi una favola. Simone fugge dalla vita perché quella stessa vita ha perso la poesia che dovrebbe sempre essere lì.
Ma il film è anche una condanna di un mondo che vuole rendere tutto simbolico perché non riesce più a trovare un'ideologia alla quale aggrapparsi. Ed è per questo che Simone diventa un nuovo Gesù o una bandiera rossa a seconda di chi lo guarda. L'atmosfera che si respira può riportare a tutto quel filone sociale che ebbe grande successo negli anni settanta in Italia. Ma il film vuole essere socialmente impegnato fino ad un certo punto.
In fondo, questa è la storia di un uomo che sceglie di rimanere solo, per una crisi profondamente personale. La bandiera politica o religiosa che Simone rappresenta per gli altri, la inventano loro stessi confermando che la loro solitudine lì per terra è tanto più grande di quella dell'omino che sta in alto. In tutto questo i media continuano a distruggere ogni apparenza di realtà riducendo il tutto in spettacolo per farlo apparire come una falsa realtà. La tragedia di Simone potrebbe essere vissuta come un momento in cui si possa trovare almeno un senso di appartenenza (chi si ricorda la tragedia di Vermicino può immaginare cosa voglio dire), e invece è ormai tutto corrotto. La televisione, il sindacato, i compagni di lavoro, la gente bisognosa hanno perso la facoltà di vedere quello che c'è di poetico in un uomo, che non è simbolo o bandiera, ma è soltanto un uomo.
E forse è per questo che questo piccolo, comune personaggio più va avanti il film, più lo vediamo lontano dalla terra. Probabilmente non ci si riconosce più. E poi è solo un modo per essere più vicino al cielo.
Renato Massaccesi
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