Napoli 24
E’ sicuramente quello di Paolo Sorrentino il nome più noto tra i ventisei autori che firmano i ventiquattro brevissimi episodi volti a raccontare Napoli attraverso tempi, luoghi, modi e sguardi profondamente diversi, per cercare di coglierne l’irrimediabile complessità.
E, mentre l’autore de "Il divo" (2008) e "This must be the place" (2011) dirige il segmento conclusivo, incentrato su un’anziana principessa, a precederlo, con tre minuti ciascuno a disposizione, sono, nell’ordine, Giovanni Cioni, Bruno Oliviero, Gianluca Iodice, Diego Liguori, Roberta Serretiello, Luca Martusciello, Nicolangelo Gelormini, Guido Lombardi, Mariano Lamberti, Andrej Longo, Stefano e Mario F. Martone, Fabio Mollo, Mario Spada, Pietro Marcello, Andrea Canova, Lorenzo Cioffi e Corrado Costretti, Massimo Pacifico, Marcello Sannino, Federico Mazzi, Vincenzo Cavallo, Gianluca Loffredo, Daria D’Antonio e Ugo Capolupo.
Tutti più o meno esordienti o provenienti dall’universo dei documentari e dei cortometraggi, per mostrarci, tra l’altro, l’inquadratura fissa di un panorama nel passaggio attraverso le diverse fasi della giornata, un’altra puntata verso la finestra dall’interno di un’abitazione, il tempo dispari di un pianista jazz e quello ordinato di una canzone di malavita.
Passando per il porto, gli spacciatori di droga, le immagini dell’immondizia invadente, il miracolo di San Gennaro, i revisionisti del Regno di Napoli, i musicisti di strada, un centenario e un neonato.
Al servizio di settantacinque minuti di visione, quindi, che non fanno altro che sguazzare tra gli stereotipi e i luoghi comuni della città di Eduardo De Filippo, da sempre divisa tra la simpatia e la delinquenza, tra la bellezza dei paesaggi naturali e lo squallore di quelli metropolitani.
Settantacinque minuti di visione oltretutto penalizzati da un look che, a esclusione dello sketch ambientato durante una mostra d’arte (quello maggiormente di finzione), non possono fare a meno di lasciar emergere un look generale tutt’altro che distante dall’amatorialità.
Scelta di sicuro dovuta al desiderio di conferire all’insieme un’impronta realistica, ma che, in fin dei conti, non lo fa distaccare molto da quei prodotti audiovisivi promozionali distribuiti nelle Pro loco delle località provinciali del Sud Italia.
La frase:
"Sono la principessa Nunzia De Gregorio di Sant’Elio Cattaneo".
a cura di Francesco Lomuscio
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