Nacido sin
Entrando in un bar, Ray McAnally presentava il proprio pargolo quasi completamente paralizzato dalla nascita dicendo: “Questo è Christy Brown, mio figlio. Un genio”. Era “Il mio piede sinistro” e si raccontava la vera storia di un uomo che, grazie all’utilizzo di un solo arto, riuscì a diventare un grande pittore. Grazie alla sua performance nel 1989 Daniel Day Lewis vinse l’Oscar.
Il messicano José Flores, invece, non ha nessuno che lo interpreti, e così il film a lui dedicato è un documentario. La sua menomazione fisica: l’essere nato nano e senza braccia. Il suo talento: la musica, in particolare l’armonica.
Quella che racconta Eva Norvind è la storia di un uomo che non si è dato mai per vinto, non ha mai smesso di cercare di raggiungere tutti quei traguardi che qualsiasi persona si augura di centrare nella propria vita. Una moglie amorevole che lo segue ovunque, sei figli ( e uno in arrivo), una casa e la felicità di sentirsi realizzato. Niente è mai regalato, oltretutto quando le condizioni di partenza sono quelle in cui lui si trovava. Spirito di sacrificio e forza di volontà (intere notti stando in piedi a suonare per strada per ricevere offerte di passanti): sono queste le due uniche armi al suo servizio.
Lasciando da parte qualsiasi voce narrante, al centro della narrazione c’è sempre José. Lui, l’apparente “diverso”, viene fatto mettere a confronto con varie componenti della propria vita. Il lavoro, la famiglia, le istituzioni, il quotidiano, il passato e la natura.
Nessuna voce fuori campo fa da raccordo ai vari aspetti dell’approfondimento, l’unico oratore è lo stesso Josè che non esita a mostrarsi e a mostrare il proprio mondo. Rivelata la propria umanità, nessun problema esiste così anche nel vederlo a torso nudo, con quel corpo così minuto, ma al contempo grazioso. L’autrice lo ritrae senza manifestare pietà, lasciando che nello spettatore l’apprezzamento verso l’uomo sia sincero e avaro di qualsiasi pregiudizio caritatevole. Poco è concesso alle interviste di chi lo conosce, nessun bisogno di incensarne meriti e virtù, solo immagini montate dell’esistenza di un uomo vero.

La frase: "Perché mio figlio dovrebbe morire visto che è un essere vivente?".

Andrea D’Addio

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