Naboer
Una delle paure più comuni è quella di essere spiati, osservati ed ascoltati senza accorgercene. Per questo negli ultimi anni è cresciuta la preoccupazione riguardo a tecnologie sempre più efficienti nel tenere traccia dei nostri movimenti. Dimenticando che spesso il pericolo più insidioso viene proprio da un vicino, che favorito da mura sottili ha la possibilità di sapere quasi tutto delle nostre vite. John è stato appena lasciato dalla fidanzata Ingrid, e subito dopo viene attirato nell'appartamento vicino da due avvenenti vicine, Anne e Kim, che lentamente lo trascinano in un distruttivo gioco mentale.
Questo è almeno l'inizio del nuovo film del regista norvegese Pål Sletaune, un thriller psicologico che vuole richiamarsi ad atmosfere quanto meno hitchcockiane. Secondo quanto ha dichiarato lo stesso regista, durante le riprese questi aveva l'abitudine di tenere come sottofondo la colonna sonora di Psycho. Ma forse, la fonte d'ispirazione principale di questo Naboer (letteralmente: il vicino) è Angel Heart - ascensore per l'inferno. Un riferimento specifico lo troviamo nei titoli di testa: il protagonista entra in un ascensore in cui possiamo osservare pannelli con riproduzioni diaboliche da Hyeronimus Bosch, forse un omaggio indiretto al film di Alan Parker. Del resto Naboer è un film fatto di situazioni ed atmosfere stranianti, in cui la casa cessa di essere il centro degli affetti e della sicurezza, trasformandosi in un labirintico non-luogo fatto di prospettive "impossibili" e quasi escheriane. Sleutane forse eccede talvolta nel fornire allo spettatore indizi sulla verità della vicenda che vede il "mite" John come protagonista, ma comunque bisogna prestare particolare attenzione ad alcuni oggetti chiave che hanno un significato rivelatore.
Va segnalato che Naboer è il primo film vietato in Norvegia ai minori di 18 anni negli ultimi 17 anni, forse proprio per le sue caratteristiche "conturbanti". Sarà bene continuare a tenere d'occhio questo regista, che potrebbe riservare qualche sorpresa in futuro. Sarà qualcosa di più di una curiosità aggiungere che Sleutane aveva rifiutato la direzione di American Beauty perché la sceneggiatura non gli sembrava sufficientemente solida...
La frase: "Già te ne vuoi andare? Ma cosa dovrai fare a casa?"
Mauro Corso
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