Multiplex
Se ne "Il tunnel dell’orrore" (1981) di Tobe Hooper avevamo un gruppo di ragazzi alle prese con una brutta avventura dopo aver deciso di rimanere all’interno dell’attrazione da luna park del titolo e nel nostro "In the market" (2009) di Lorenzo Lombardi, invece, era un supermercato durante l’orario di chiusura a rappresentare l’involucro da incubo in cui un macella-umani dava la caccia a tre poveri sventurati, Stefano Calvagna – autore, tra l’altro, de "L’uomo spezzato" (2005) e "Cronaca di un assurdo normale" (2012) – pone i suoi sei giovani protagonisti nel Multiplex più grande della città.
Giovani protagonisti che, con i volti di Francesca Romana Verzano, Laura Adriani, Lavinia Guglielman, Jacopo Troiani, Tiziano Mariani e Gabriele Mira Rossi, pensano incoscientemente, terminato il film dell’orrore appena visionato, di trattenersi per gioco nel gigantesco complesso, oggetto di sinistre leggende metropolitane e la cui guardia, incarnata da Federico Palmieri, è, a loro insaputa, un uomo dalla maniacalità estrema che considera sua missione mantenere l’ordine dentro la multisala.
Non a caso, un po’ come accadeva a Rachel Nichols in "-2-Livello del terrore" (2007) di Franck Khalfoun, è dalla sua follia che si trovano costretti a fuggire e nascondersi in continuazione, man mano che un macabro segreto viene alla luce e che, contemporaneamente, non tarda ad iniziare una vera e propria semina di cadaveri.
Semina di cadaveri non priva di liquido rosso, ma tutt’altro che abbondante in splatter, probabilmente per ovviare alla ristrettezza di budget; come pure la scelta di girare quasi esclusivamente tramite macchina a mano la circa ora e ventiquattro totale, i cui maggiori difetti, sorvolando su qualche pecca di sceneggiatura, vengono di sicuro rappresentati da una recitazione il più delle volte non convincente e dalla eccessiva caratterizzazione dello psicopatico, la quale arriva spesso a sfiorare toni grotteschi.
Anche se, in maniera paradossale, è proprio quest’ultimo elemento a regalare non poche occasioni di divertimento nel corso del primo esperimento calvagnano in ambito thriller, con ogni probabilità imperfetto, ma tutt’altro che noioso e capace di sfoderare un inaspettato risvolto finale.
Quindi, per coloro che si ritengono in grado di non prendersi troppo sul serio e di non aspettarsi l’ennesimo clone di "Scream" (1996), potrebbe rivelarsi – più per i suoi aspetti negativi che per quelli positivi – un adeguato intrattenimento da dopo-cena estivo dinanzi al grande schermo... meglio ancora se quello di un multiplex.
La frase:
"Ma voi lo sapete che questo cinema è maledetto, sì?".
a cura di Francesco Lomuscio
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