Farfalla
Il primo lungometraggio di Marc Kim è due film in uno. Ad un certo punto della storia si cambia completamente registro e "Na - Bi" diventa qualcosa di opposto a ciò che era prima.
La storia è quella di due ragazzi che vivono in un posto sperduto della Corea del Sud. Ad un certo punto lui decide che deve andare via per far fortuna nella grande città. Lascia la sua ragazza con la promessa che dopo un anno ritornerà ricchissimo, invece rimarrà a Seoul a fare una vita da mezzo gangster. Dopo quattro anni scoprirà che la sua ragazza di un tempo fa la mantenuta di un uomo potentissimo, e qui il film cambierà drasticamente.
"Na - Bi" inizia come un film comico, poi diventa commedia, film d'azione, di guerra e alla fine tragedia. E' un mescolarsi di generi che va visto con occhi ironici. Il personaggio principale inizia con l'intenzione di essere un Humphrey Bogart dei poveri e diventa un incrocio tra "Sorvegliato speciale" e "Rambo". Detta così potrebbe sembrare un guazzabuglio confusionario di idee. Invece il film regge fino alla fine nella sua voglia di diventare un melodramma "mitico" che agisca sulle corde del nostro immaginario cinematografico. Il tutto però, ripeto, se visto con una chiave ironica. Tutti i personaggi sembrano scalcagnati, alcuni sembrano appena usciti da Doraemon o da qualche altro cartone animato giapponese. Vivono il racconto in maniera completamente straniata. Da un certo punto in poi la vicenda si svolge in un carcere di stretta sorveglianza che fa vedere come funzionano le cose in questi posti (da qualche parte del mondo, sono sicuro che ce ne sono), eppure nella crudezza della situazione non si sa se ridere o no.
Sembra quasi che il film voglia farci straniare per vedere le cose da fuori, in una sottospecie di epica brechtiana, ma nello stesso tempo ci tira dentro.
Nel cinema, accanto a me c'era una "critica" che a mezz'ora dalla fine ha cominciato a fare battutine come se fossimo all'avanspettacolo (che vergogna!). Dietro a me invece c'era una ragazza, penso del pubblico, che ha iniziato a piangere commossa (come ho già detto il film è anche un melodramma). La "critica", alla vista di questa ragazza, ha cominciato a ridere, facendomi vergognare di essere uno della categoria. A prescindere dalla diversa sensibilità e preparazione che ognuno di noi possiede, io ho sempre pensato che il cinema debba essere prima di tutto un'emozione. Può far piangere può far ridere, ma bisogna sempre tenere presente l'approccio istintivo con quello che stiamo guardando, tanto più se teniamo presente che "Na - Bi" è un film abbastanza lineare. Il critico può giudicare il film come opera in sé stessa, ma non deve mai giudicare le emozioni che scaturiscono nelle persone in sala.
Risultato? Pubblico 1 - Critica spocchiosa 0.
Renato Massaccesi
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