Mood Indigo - La schiuma dei giorni
A un primo impatto, "Mood Indigo" sembrerebbe un film fantasy: il cibo si muove da solo, gli oggetti si scompongono e ricompongono, la musica fa allungare le gambe dei ballerini, le camere diventano rotonde, un simpatico cuoco conduce un programma televisivo e poi si fa trovare nel frigorifero. È vero, Colin vive in un mondo strambo dove accadono cose particolarissime, ma quello che dovrà affrontare non ha niente di inverosimile.
Il giovane protagonista, ricco e senza scopi nella vita, è geloso dei suoi amici Chick (Gad Elmaleh) e Nicolas (Omar Sy) e vuole anche lui innamorarsi di una bella donna e, perché no, sposarla. L’occasione buona si presenta quasi subito alla festa di compleanno del cagnolino di Isis (Charlotte Le Bon), compagna di Nicolas, dove Colin (Romain Duris) conosce la dolce e bella Chloé (Audrey Tatou). Dopo un solo giro di "sbircia sbircia", i due si innamorano e si sposano di lì a poco. Durante la luna di miele, però, Chloé si ammala: ha una ninfea nel polmone destro che cresce e le dà dolore. Colin dovrà rimboccarsi le maniche, andare a lavorare per la prima volta e affrontare la terribile malattia insieme alla donna che ama.
Raccontare una storia dall’incipit così semplice in chiave così particolare non è affatto semplice: l’autore del libro omonimo da cui è tratto il film, Boris Vian, e gli sceneggiatori Michel Gondry – che è anche il regista – e Luc Bossi, hanno delle trovate davvero degne di nota. La regia si rivela piuttosto semplice, si fa da parte e segue con chiarezza quello che succede ai personaggi nel loro assurdo mondo. In un ambiente coloratissimo (che si farà sempre più scuro con l’avanzare della malattia di Chloé) Omar Sy cucina per Colin, personaggio non particolarmente divertente, e allieta le scene rendendole esilaranti.
Ottimo il lavoro sugli "effetti speciali", se così si possono chiamare: tecniche come la stop-motion, il green screen e scene velocizzate che ricordano l’epoca del cinema a 16 fotogrammi, ci portano in una Parigi mai vista prima, surreale e divertente. Surreali sono anche i dialoghi, che spesso sfruttano giochi di parole, ed è impossibile non ridere e non rimanerne catturati.
Quando Chloé si ammala, tutto cambia: la casa di Colin si fa più scura e sporca e lui si fa più rude, ma anche più umano. All’inizio del film, sembra di vedere qualcosa di favolistico, fantastico, invece si tratta della storia di due innamorati minacciata da una malattia molto grave: i due protagonisti rivelano tutta la loro fragilità e di colpo la storia cambia strada e diventa drammatica, durissima, vera.
In "Mood indigo", il cui unico difetto è forse quello di essere troppo lungo, è tutto così umano. Per questo colpisce il netto contrasto che c’è tra un mondo fantasmagorico e ciò che accade al suo interno, fatti crudi e reali che ci riportano improvvisamente nella nostra quotidianità, non senza lasciarci un forte senso di tristezza.
La frase:
"Sento che tutta la mia vita dipende da questo istante".
a cura di Fabiola Fortuna
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