Mondovino
Ben vengano nel mercato cinematografico italiano lavori come questo Mondovino di Jonathan Nossiter, presentato a Cannes nel 2004. La circolazione e la fruizione di film non di finzione (stimolata senza dubbio da Michael Moore) qualora prendesse piede nel nostro paese potrebbe indicare una raggiunta maturità nel pubblico delle nostre sale. Staremo a vedere. Intanto chi ama il vino non soltanto dal punto di vista gastronomico, ma anche culturale e territoriale, non dovrebbe perdere questo film, girato completamente in digitale ma con una sensibilità decisamente anni '70. Nossiter, con la sua telecamera frenetica fin quasi all'ebbrezza, porta lo spettatore in diversi paesi e a contatto con diverse realtà, dalle più piccole alle più influenti e accentratrici. Così possiamo spaziare dalla Sardegna e con la Malvasia di Bosa di Battista Columbu, prodotta su un terreno di un ettaro e mezzo, fino a Michel Rolland, senza dubbio l'enologo più famoso al mondo e consulente di aziende sparse in dodici paesi al mondo. Tra questi estremi possiamo vedere Robert Parker, critico di vini così influente da regolare il mercato vinicolo mondiale, il responsabile dei vini di Christie's, vari coltivatori francesi ed i nostri Frescobaldi ed Antinori. Per noi sarà qualcosa di più di una curiosità sapere che l'intervista ai Frescobaldi si svolge durante il Social Forum a Firenze. E poi troviamo dei fugaci riferimenti gli enologi del nuovo mondo come i Montavi della Napa Valley ed i produttori argentini e brasiliani.

Il film di Nossiter è indubbiamente politico, ma con un'impostazione più etica che ideologica. La parola è lasciata completamente ai protagonisti del mondo del vino, e mentre il regista cerca di evitare il cliché dei grandi produttori contro i piccoli coltivatori, d'altro canto fa trapelare il timore di un'omologazione del gusto, legata al progresso tecnologico piuttosto che allo sviluppo del territorio di provenienza. Nossiter tuttavia non pretende di impartire lezioni, perché vuole dare allo spettatore materiale con cui pensare, lasciandogli mettere insieme i vari elementi con la sua sensibilità. È vero che il regista avrebbe voluto inserire nei titoli di coda "Qualsiasi cosa pensiate di ciascun personaggio sarà esattamente quello che penserete del vino che produce", ma il fatto che Nossiter sia orientato non è una carenza, quanto un valore aggiunto in un documento di questo tipo. Va sottolineato che anche se l'autore del film è un esperto di vini, la pellicola non si lascia mai andare né a tecnicismi inutili né ai preziosismi di un sommelier di nicchia, risultando appetibile anche ai fuitori di vino meno esperti.

Frase: I vini vanigliati sono peggiori della chirurgia plastica, perché questa ti lascia l'anima intatta: con gli aromi al contrario il vino perde l'anima.

Mauro Corso

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