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Mio secolo, mio mostro!
(Venezia 29/9/2007) "Mein Jahrhundert, mein Tier!" è il titolo in lingua originale del nuovo importante lavoro del regista Alexander Kluge, che da anni dirige e realizza i propri film grazie alla sua piccola società di produzione: "Kairofilm". Regista che fin dai suoi primi lavori è arrivato sotto le luci della ribalta vincendo addirittura un Leone d'oro a Venezia nel 1977 con "Artisti sotto la tenda del circo perplessi". L'idillio con Il festival italiano prosegue negli anni tanto che in occasione del suo Giubileo (1932 -2007) viene premiato dalla Mostra di Venezia con ben due Leoni d'Oro e un Leone d'Argento. E' stato variamente definito il padre del Giovane Cinema tedesco ed iniziatore del Manifesto d'Oberhausen, con cui un gruppo di 26 giovani registi proclamava la morte del vecchio e la nascita del nuovo cinema tedesco. E' una vera e propria denuncia della situazione di immobilismo dell'industria cinematografica, un gesto che ricorda molto il gesto dei futuristi italiani come Marinetti ( Egitto 1876 - Italia 1944) con il "Manifesto del Futurismo" del 1909. E' questo spirito di denuncia che spinge ancora oggi Kluge a realizzare questa impresa, in cui racconta e descrive in maniera originale e unica la realtà che lo circonda. Ora, alla 64° edizione del Festival di Venezia, con il suo nuovo successo "Mio secolo, mio mostro!" presenta attraverso il connubio fra immagine e suono il secolo appena trascorso. E' un peccato che il titolo tradotto non possieda la musicalità dell'originale, che in qualche modo esprime e sintetizza l'opera accolta con grandi applausi dalla critica del Lido. Sono 99 minuti di pellicola, in cui immagini e suoni si fondono insieme cercando di descrivere il XX secolo, appena trascorso. E' un momento d'intensa poesia in cui lo spettatore si trova a vedere la realtà che conosce attraverso uno sguardo diverso, disilluso e realistico, ma al tempo stesso romantico e pieno di speranza. I messaggi espressi sono diversi, come l'amore per la natura e le sue bellezze, capaci di far vibrare le corde dell'animo, proprio come la musica. Appare chiara la condanna del XX secolo, che con il suo progresso industriale e con il tentativo di raggiungere il cielo ha dimenticato il rispetto per la natura, tanto cantata dai sommi poeti. La situazione non migliora nemmeno proseguendo lungo la storia, per cui l'uomo diventa carnefice ed esaltato come nel caso della II guerra mondiale e dei campi di sterminio, per non parlare degli esperimenti medico-scientifici sulla razza umana. C'è un netto riferimento ai problemi ereditati dal nuovo secolo, in cui l'animo umano è ancora dominato dall'opportunismo e dal denaro. E' anche questo un "mondo" corrotto e destinato ad essere condannato? I presupposti, come Kluge dimostra attraverso le immagini, ci sono ma resta la speranza che gli uomini imparino ad ascoltare le proprie emozioni, per farlo comunque devono essere educati e l'unico luogo adatto è il teatro e l'unico strumento in grado è la musica.
La frase: "La valenza etica del lavoro fu evidenziata da Lutero con la sua teoria di sacerdozio universale. In questo modo la parola lavoro ha perso il suo significato dispregiativo".
Federica Di Bartolo
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