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Mean Machine
"Quella Sporca Ultima Meta" (Robert Aldrich - '74) con Burt Reynolds, è stato una sorta di cult-movie sul football americano, argomento che da un lato lo ha chiuso in una nicchia di pellicole che hanno resistito al tempo, dall'altro non gli ha consentito di avere un enorme impatto sulle masse, poco avvezze a questo sport tipicamente "made in USA". "Mean Machine" è stato fortemente voluto dal produttore Matthew Vaughn come un remake di quella pellicola, ma ambientato nel mondo del calcio, così da renderlo più appetibile al pubblico europeo.
Danny Meehan (Vinnie Jones / "Lock & Stock") è un calciatore in caduta libera: ex star, ex capitano della nazionale, ma soprattutto corrotto! Danny ha infatti venduto il risultato della partita Inghilterra Germania, causando un rigore che ha portato in vantaggio i teutonici. Per un inglese non esiste crimine peggiore che vendere la propria nazione, tanto più agli odiati tedeschi. Da allora le cose sono peggiorate tanto che ora Danny è in carcere per aggressione, ed anche qui non sono rose e fiori.
Si trova rapidamente stretto tra il direttore che lo vorrebbe come allenatore della sua squadra di polizia penitenziaria ed i secondini che non ne vogliono sapere di essere guidati da lui, in più i suoi compagni di "collegio" sanno cosa ha fatto e lo ritengono un traditore.
L'unica scappatoia per Danny è il classico "un colpo al cerchio ed uno alla botte", ovvero organizzare una partita tra guardie e carcerati.
Per la realizzazione di questo film, a cavallo tra il carcerario e lo sportivo, è stato reclutato il regista Barry Skolnick al suo esordio sul grande schermo, ma già direttore dello spot della Nike e quindi abituato a gestire immagini spettacolari legate al calcio. Skolnick ha immediatamente imposto tre ferree regole per la realizzazione:
1. niente attori che non sanno giocare al calcio;
2. tutti i giocatori al top della forma fisica;
3. macchina da presa costantemente sul pallone.
La convinzione che lo ha animato è che per realizzare una buona pellicola incentrata sul gioco del calcio, seppur dilettantistico, non si debbano usare controfigure, ma disporre di attori in grado di giocare e di restituire l'autenticità della partita, ed in questo "Mean Machine" riesce perfettamente anche grazie a Vinnie Jones ex giocatore professionista del Wimbledon. La sua debolezza è piuttosto sulla sceneggiatura scontata e poco coinvolgente; eccessivamente pedissequa rispetto all'originale, se ne discosta per pochi particolari ininfluenti e, purtroppo, restituisce un senso di obsolescenza. Le uniche cose da salvare, e che lasciano intravedere la stoffa del regista sono: lo spot iniziale con la sequenza dell'inseguimento tra Danny e la polizia (magistrale) e la scena di lotta all'interno del carcere, carica di energia ed al tempo stesso divertente.
Lo stesso Jones sembra più a suo agio nei panni del "vero duro" piuttosto che in quelli del pentito.
Discorso a parte per l'accattivante colonna sonora decisamente azzeccata.
La chicca: durante la partita "Il Monaco" vede nella sua mente malata le azioni decisamente in modo diverso, sembra di trovarsi in una puntata di "Holly e Benji" con acrobazie spettacolari al limite dell'inverosimile, anche se con un pizzico di violenza in più.
Curiosità: due citazioni: "La Grande Fuga" quando Danny palleggia nella cella di isolamento come faceva Steve Mc Queen e "The Blues Brothers" qundo Danny fa il "check-in" in prigione (Belushi in realtà faceva il "check-out").
Valiario Salvi
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