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Me and you and everyone we know
Un passaggio della promessa ripetuta all' inizio ("vivro' ogni giorno come fosse l'ultimo") racchiude lo spirito della poliedrica Miranda July, la quale pubblica storie su riviste, recita performances radiofoniche, gira cortometraggi proiettati in musei internazionali.
Esordio cinematografico personalissimo il suo, avendo provato tutti i ruoli mentre stendeva la sceneggiatura, per poi interpretare la co-protagonista in una struttura corale e dirigere.
Ne viene fuori un piccolo mosaico umano straordinario - in senso letterale - in quanto bizzarro, al punto da suscitare una risata dietro l'altra. Un risultato universalmente confermato dai premi ottenuti nei festival, dal Sundance a Cannes. Per un film accompagnato da note elettroniche minimaliste e vitali, esatto riflesso di una trama trapunta di personalita' che si sfiorano appena, s'intrecciano, si passano accanto.
Un mondo in cui un imperturbabile bambino conquista in chat, con delle fantasie coprofile, una dura gallerista. La parte del padre è affidata ad uno stralunato John Hawkes (co-fondatore di una compagnia teatrale, suona con una band, scrive, è attore per cinema e televisione). Egli in un rito di separazione si dà volontariamente fuoco ad una mano, inverte le cene con le colazioni tanto per "mischiare", appende un quadro sull'albero in giardino. La stessa July/Christine prega per un pesce rosso dimenticato nel sacchetto sulla tettoia di un'auto in marcia, usa dei punti rosa adesivi come feticci, sopra una scarpa ha scritto "me", sull'altra "you", le calza, ed i piedi mettono su una scenetta. Infine due amiche minorenni, per eccitare un guardone alla finestra, si esercitano su un loro coetaneo.
Nelle situazioni potenzialmente scabrose (eticamente il sesso e la giovane età) c'e' una felice innocenza, leggerezza, sensibilità di tocco, mentre nel complesso almeno due momenti raggiungono vette liriche: il bimbo che scopre la natura del ticchettio ascoltato tutte le sere, ed il discorso sul parallelo tra una relazione e una camminata a due sul marciapiede.
La frase: "La gente si rassegna al mal di piedi, ma la vita ha in serbo di meglio".
Federico Raponi
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