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Marpiccolo
Alla rabbiosa ricerca di una via di fuga da un Sud di spazi vitali angusti e senza sbocchi. Proprio come un "Marpiccolo". Non solo, ma le aeree, panoramiche riprese iniziali ne documentano inoltre un cielo avvelenato dal fumo costante delle ciminiere dell'Ilva, stabilimento siderurgico che da solo produce un decimo dell'intero inquinamento europeo e provoca un'alta incidenza di tumori.
Gli uomini, nel film di Alessandro Di Robilant (conosciuto soprattutto per "il Giudice ragazzino") liberamente tratto dal romanzo 'Stupido', sono presi tra criminalità organizzata da una parte e videopoker e debiti dall'altra, mentre la speranza viene riposta nelle donne. Un'insegnante, infatti, convinta che la cultura possa far immaginare e pensare un'alternativa, mette in mano ad un suo studente intelligente e capace – ma in equilibrio sul pericoloso crinale delle tentazioni dei guadagni facili - il libro "cuore di tenebra", la coetanea fidanzata del ragazzo cerca di tenerlo lontano dalla violenza, la madre di lui si riunisce insieme ad altre decidendo di autorganizzarsi per protestare contro la costruzione vicino ad una scuola di un'antenna per la telefonia mobile e sabotarla attivamente. Delinea due rappresentative personalità, il regista: quella della genitrice e del figlio (il ben ambientato esordiente Giulio Beranek), animate dalla stessa disperata furia incanalata in cause opposte. Una generosa e collettiva, l'altra individuale e malavitosa, sebbene complessa e partita da presupposti altri e alti. Perchè, all'inizio, il giovane protagonista fa l'uomo di casa e ruba per saldare i debiti del padre allo sbando, impara poi presto la dura legge locale della prevaricazione (per cui le botte sa prenderle e darle) e, vista la mancanza di possibilità, vuole solo andarsene e rischia tutto mettendosi contro il capo-clan. La denuncia civile è infine rivolta alla latitanza delle istituzioni, presenti solo attraverso le forze dell'ordine che intervengono dopo fatti di sangue e per reprimere lotte sociali, quando però - a monte - manca un intervento preventivo.
La frase: "Il destino serve solo a non prendersi responsabilità".
Federico Raponi
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