Marley
Bob Marley è una delle icone della musica contemporanea, un mito che non conosce cali di popolarità. Dalla sua morte sono passati ormai trentuno anni eppure nessuno finora aveva deciso di dedicare un film alla sua figura. La ragione principale? Il mancato sostegno da parte dei familiari di Marley, sempre contrari a progetti simili. L’unico ad essere riuscito a convincerli è stato recentemente Kevin McDonald, documentarista premio Oscar (per Un giorno a settembre, sull’attentato di Monaco del 1972), che è riuscito lì dove pare che anche Martin Scorsese (che avrebbe voluto farne un film di finzione) abbia fallito.
Presentato al Festival di Berlino con una serie di proiezioni evento che ha riempito fino all’ultima poltrona di ogni sala cittadina che lo aveva in programma, Marley racconta con un approccio abbastanza canonico la vita di Bob Marley, ovvero quello cronologico. Eccoci quindi a Nine Mile, in Giamaica, a scoprire come e dove sia cresciuto uno dei padri della musica reggae, un ragazzo che aveva la musica in corpo e che fin da piccolo aveva un talento fuori dal comune. Grande accento è messo sulla figura del padre, Norval Sinclair, un misterioso uomo bianco di origine inglese di cui in pochi hanno informazioni e ancora meno immagini e ricordi e, successivamente, sulle prime avventure musicali di Marley, gregario e leader di volta in volta di molte formazioni quasi sempre di vita breve. Ecco poi il successo, la passione per il calcio, i concerti, la leggenda e i suoi ultimi giorni, tragica vittima di una malattia che forse poteva essere evitata. Il lavoro di McDonald è certosino nella ricostruzione e la serie di eventi cardine della vita di Marley si rivelano in molti casi delle vere e proprie sorprese per chi non conosce già la sua vita. Il materiale di repertorio e le interviste esclusive sono ottime, eppure alla fine Bob Marley risulta comunque una figura sfuggente, un uomo di cui era ed è tuttora difficile capire davvero la personalità. Chissà, forse McDonald non poteva spingersi troppo oltre per non urtare i parenti del cantante, ma manca un punto di vista interessante da cui osservare la storia e le due ore e venti di documentario rischiano così di apparire piuttosto lunghe se non si ha un vivo interesse per il protagonista di questa biografia. A mancare, soprattutto, è la musica di Marley, ciò che poteva essere trainante ed invece rimane quasi sullo sfondo, incapace di unire mondi, pensieri ed aspirazioni che la cronaca di una vita non può far trasparire seguendo un semplice copione di dialoghi. Peccato. Marley rimane così un buon documentario ricco di informazioni, ma non riesce ad ergersi a qualcosa di più come era lecito aspettarsi data la solita bravura di McDonald e un protagonista più che mai leggendario.
La frase:
"No donna, non piangere Perché ricordo quando sedevamo Nel cortile del ministero a Trenchtown Osservando gli ipocriti Mescolarsi alle brave persone che si incontrano Abbiamo buoni amici Oh, e buoni amici abbiamo perso lungo la strada Con questo futuro grandioso, non puoi dimenticare il tuo passato Quindi asciugati le lacrime, dico io No donna, non piangere".
a cura di Andrea D'Addio
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