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Le disavventure di Margaret
L'estate è la stagione degli esordi registici e non certo per il clima, ma semplicemente perché si distribuiscono pellicole sul cui successo al botteghino regna l'incertezza più assoluta, ovvero si è certi della loro pochezza. Ora è il turno di Brian Skeet che ha diretto questo film nel lontano 1998 (ben 4 anni fa e da allora non è certo diventato un astro hollywoodiano) con una mano tipica del piccolo schermo, tanto è vero che sembra di trovarci in un tipico film TV.
Margaret (Parker Posey / "Basquiat" - "Scream 3") è una scrittrice che ha appena raggiunto la massima popolarità con il suo ultimo libro, ma ora si trova in una empasse creativa che coincide anche con un momento di crisi del suo matrimonio con Edward (Jeremy Northam / "Amistad" - "The Golden Bowl"). Il nuovo romanzo si svolge nella Francia dell'ottocento ed ha come protagonista una giovane donna che viene sedotta da un filosofo il quale la educa in tutti gli aspetti della vita, non ultimi quelli dell'amore.
Margaret tende a trasfigurare la sua vita reale con quella della sua eroina, soprattutto quando decide di partire per la Francia dove spera di trovare un finale per il suo libro. Travolta dagli eventi da lei stessa creati non si accorge di perdere Edward, già in crisi per l'avvicinarsi dei suoi quarant'anni.
Con l'aiuto della sorella Till (Elizabeth Mc Govern / "C'Era una Volta in America" - "Ragtime"), della sua amica Lily (Brooke Shields / "Laguna Blu" - "Brenda Starr") e del suo editore Richard (Craig Chester / "I Shot Andy Warhol"), cercherà di recuperare il suo matrimonio.
A parte qualche dialogo brillante ed una Brooke Shields in gran forma, che ha finalmente deciso di abbandonare il suo consueto aspetto angelico (si vede che frequentare Agassi gli è servito a qualcosa), il resto non è molto. Le sequenze "sull'educazione" che il filosofo impartisce alla sua giovane allieva sembrano costruite unicamente per catturare qualche spettatore (maschile) in più, infatti sono del tutto fini a se stesse e scontate. Anche le "metafore poetiche" con cui il filosofo condisce i suoi incontri sono degne della commedia italiana anni settanta di Vitali e Crotenuto.
Ci dispiace vedere Elizabeth Mc Govern ridotta ad accettare un ruolo in questo lavoro piuttosto scadente dopo aver scritto pagine fondamentali della storia del cinema.
L'unico tocco degno di una minima analisi riguarda le numerose scene ambientate nella Francia ottocentesca dove compaiono oggetti tipici del novecento (computer portatili, orologi da polso, sigarette con filtro, ecc.): sicuramente una scelta precisa di voler mostrare ciò da cui Margaret non riesce a liberarsi.
La frase: Quando Cappuccetto Rosso vede le zanne è inutile fingere di essere ancora la nonna.
Curiosità: Alla fine quando Margaret lascia il monastero lo fa a bordo di una FIAT Punto Cabrio rossa. Di tante cabriolet certo non hanno scelto la più accattivante, che so...magari una Mazda MX5.
Indicazioni:
In videocassetta sarà fantastico.
Valerio Salvi
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