Maldamore
Quattro interpreti di un certo spessore, più o meno noti, ti imbarcano in una commedia di ordinaria semplicità. Zingaretti, punta di diamante del cast, si diverte a vestire nuovi panni, molti lontani dai ruoli impegnati che spesso ricopre; Angiolini continua a cercare conferma sul grande schermo, nella commedia, che ormai sembrerebbe il suo genere; Ranieri e Boni si dividono l’onere di portare avanti l’altra metà della storia, ritagliandosi uno spazio oneroso di tanti piccoli incontri.
Il film di Longoni affronta il mondo dell’amor tradito con la semplicità del gioco delle coppie cercando di trovare qui il punto di forza del suo “Maldamore”. In realtà, la semplicità della narrazione spesso può confondersi qui nella banalità della trama e pesca a piene mani nell’universo dei luoghi comuni: le dinamiche della sceneggiatura sono l’eco dell’eco di ciò che un tempo fu la commedia all’italiana. Le linee di svolta sono piuttosto logore ed è frustrante appagarsi di un susseguirsi di dialoghi dal sapore dello sketch; una linea ininterrotta di battute scambiate tra due personaggi che sembrano già sentite, e sono prive di sapore.
La storia costruisce a fatica qualche situazione che strappa una risata, ma il finale già indovinato lascia all’abilità registica l’arduo compito di appagare lo spettatore scena dopo scena. Compito che la regia spesso non porta a termine. Gli interpreti stessi sembrano disorientati dai dialoghi dentro i quali non si muovono a loro agio, spesso creando una mancanza di sincronia tra l’attore e il personaggio: troppe frasi dal sapore di rubrica mondana, troppa passione adolescenziale che non si addice a personaggi tutt’altro che giovani.
La strategia del product placement, inoltre, tocca gli abissi più profondi: ogni pc ha sempre lo stesso salvaschermo e i cartelloni pubblicitari per la strada non sono mai stati così puliti! Per non parlare di un intero dialogo mantenuto da due attori immobili davanti ad un’enorme scritta sul vagone di un treno...
Insomma, qualche piccola faciloneria emerge qua e là. Per passare spensieratamente una serata senza alternative può andare bene. Oltre sicuramente no.
La frase:
- "Certe cose si possono superare!"
- "Accettare!".
a cura di Matteo Brufatto
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