Mai così vicini
Chi è Oren Little?
Con le fattezze del vincitore del premio Oscar Michael Douglas, trattasi di un agente immobiliare vedovo che, burbero ed intenzionalmente indisponente nei confronti del genere umano, desidera soltanto vendere un’ultima casa ed andare in pensione... se non fosse per il fatto che il problematico figlio Luke alias Scott Shepherd, con il quale è da tempo in rotta, si presenta all’improvviso per lasciargli Sarah, ovvero la Sterling Jerins di “World War Z” (2013), nipotina di nove anni di cui non sapeva neppure l’esistenza.
Da questa esile idea di partenza, Rob Reiner – autore, tra l’altro, di “Stand by me-Ricordo di un’estate” (1986) e “Harry, ti presento Sally” (1989) – costruisce oltre un’ora e mezza di visione incentrata sul protagonista che, incapace di prendersi cura della bambina, la affida alla gentile vicina di casa Leah incarnata da Diane Keaton, anche lei conquistatasi a suo tempo l’ambita statuetta, il cui intento è avere successo come cantante nei locali, dove, purtroppo, finisce sempre per parlare del defunto marito prima di scoppiare a piangere.
Perché, con il regista stesso nei panni dell’affettuoso pianista Artie, sebbene ci troviamo nell’ambito della commedia non sono lacrime e discorsi riguardanti i morti a risultare assenti all’interno dell’insieme, comprendente nel cast anche l’ex frontman dei Four seasons Frankie Valli.
Insieme che alterna battute non molto felici (da dimenticare quella di cattivo gusto sul cancro) ad altre decisamente azzeccate (la migliore è “Io ho venduto cose molto più vecchie di te ed in condizioni peggiori”), man mano che tende a ribadire, tra l’altro, che l’amore si porta sempre dietro un prezzo.
Del resto, con osservazioni riguardanti i membri maschili e immancabile immagine del cane che fa sesso con un pelouche nell’evidente fine di fornire il minimo di spruzzata d’irriverenza al tutto, l’operazione non mira altro che a ricordare che non è mai tardi per innamorarsi di nuovo.
Quindi, è lecito aspettarsi il consueto frullato di sentimenti sfruttato nella fase conclusiva del gradevole e non troppo originale elaborato, sorretto quasi in maniera esclusiva dai due ottimi interpreti principali e maggiormente adatto, con ogni probabilità, a non più giovanissime coppie borghesi.
La frase:
"L’ultima volta che ho fatto sesso mi sono rotto il crociato".
a cura di Redazione FilmUP.com
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