Ma che colpa abbiamo noi
Sono otto e in comune hanno solo l'ora settimanale di terapia di gruppo dalla dottoressa Lojacono. I loro incontri regolari sono un tentativo per analizzare e risolvere le proprie debolezze e fragilità.
Gegé alle prese con un padre-padrone che ne domina ogni più piccolo entusiasmo o aspirazione; Luca omosessuale convinto ma ancora incapace di allontanarsi dall'amante sposato con figli; Gabriella appariscente cinquantenne terrorizzata dall'idea di invecchiare; Chiara universitaria bulimica alla disperata ricerca d'amore e di cibo; Ernesto mollato dalla moglie per un piccolo tradimento, costretto a passare le notti in treno per ritrovare il sonno perduto; Flavia affascinante professoressa in un liceo, in attesa dell'uomo giusto e con una maniacale passione per le scarpe; infine Alfredo, orchestrale pieno di fede con una madre anziana di cui occuparsi.
Ognuno di loro va avanti nella propria vita come può, tentando di avanzare seppur a tentoni nel buio creato dalle loro patologie.
Il desiderio di risolvere i propri problemi li spinge alla autogestione in seguito all'inattesa morte della loro psicoanalista. Ma la soluzione non ottiene il successo sperato e seppur a malincuore gli otto protagonisti scelgono di abbandonare il gruppo e continuare da soli.
Sono passati tre anni dall'ultimo film scritto, diretto e interpretato da Carlo Verdone. Anni di riflessione da cui il regista romano è uscito con il desiderio di affrontare una nuova fase della propria carriera. Sebbene gli indizi si fossero già avvertiti in alcuni film precedenti più "moderati" come "Maledetto il giorno che ti ho incontrato", la nuova fatica cinematografica di Verdone segna un'importante svolta della sua carriera. Un cambiamento di direzione non radicale certo, ma indubbiamente fondamentale in cui l'osservazione del mondo e la sua riflessione prendono il posto di una semplicistica e, più spesso, triviale comicità.
Sebbene ci siano alcuni tempi morti, dovuti forse all'innato desiderio di far ridere e alla nuova aspirazione a lasciar pensare, il film è un interessante e a tratti esilarante visione della condizione fisica e ancor più psichica dell'uomo moderno, travolto dalle proprie angosce, incapace di resistere alle mille sollecitazioni della vita, eppure in grado di mostrare a tempo debito un energico istinto di sopravvivenza.
Valeria Chiari
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