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L'ultimo gigolò
La storia del cinema è costretta ad aggiungere un nuovo gigolo tra le sue fila. Purtroppo questo non ha nulla a che vedere con l'affascinante Richard Gere di "American Gigolo". Nel film diretto da George Hickenlooper, americano di 38 anni con alle spalle un vasto curriculum cinematografico del tutto inedito in Italia, l'amante in affitto è interpretato da Andy Garcia che seppur sia credibile come scrittore sconfitto ben poche carte possiede come gigolo. La storia poi, scritta da Philip Jayson Lasker, è quanto di più scontato e banale si possa immaginare.
Sposato felicemente Barry Tiller è un'aspirante scrittore. Dopo aver abbandonato il mondo pubblicitario e aver raccolto ampi consensi con il suo primo romanzo è però rapidamente caduto nell'oblio editoriale dal quale pur spronato dall'agente non riesce ad uscire. La mancanza di soldi lo avvicina ad un uomo, Luther Fox, che in un bar gli propone di far parte della sua "squadra": il denaro riuscirà a convincerlo a trasformarsi in accompagnatore di donne sole e ricche. La sua prima cliente è niente di meno che la giovane moglie di uno degli scrittori amati da Tiller: il premio Pulitzer Tobias Allcott, un uomo molto anziano che conosce perfettamente le necessità della moglie e che le lascia la libertà di condurre la propria vita sessuale come più le aggrada.
Si instaura così fra i tre, la moglie, l'amante e il marito, un rapporto di attrazione e fascino che nulla ha a che vedere con l'amore o l'amicizia. Fino a quando l'idea per un nuovo romanzo del giovane scrittore spinge Allcott, desideroso di tornare celebre nel mondo della letteratura prima di morire, ad offrirgli di lavorare in tandem sul progetto. Ma non è oro tutto ciò che luccica e il povero Barry si vedrà togliere dalle mani un grande successo editoriale.
Non riveleremo il finale della vicenda che peraltro è di una prevedibilità senza confini e che troppo somiglia alle storielle dei romanzi rosa della collezione Harmony.
Nonostante una bella fotografia e un cast composto da grandi nomi come James Coburn e Angelica Huston per tacere della pop star, ora anche produttore cinematografico, Mick Jagger, il film non decolla mai; resta invece subito impantanato nelle maglie del convenzionale senza riuscire a convincere neppure per un minuto.
Valeria Chiari
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