Lo schiaccianoci 3D
Dal 1816, anno in cui Hoffman scrisse il racconto "Lo Schiaccianoci", si sono susseguiti nel tempo numerosi adattamenti in diverse forme, per prima la letteratura, per ultimo il cinema. Fu Cajkovskij a farne, nel 1892, il celeberrimo adattamento musicale sulla cui base, cento anni più tardi, sono stati realizzati i film d’animazione "La favola del principe schiaccianoci" di Schibli e "Barbie e lo schiaccianoci" di Hurley. Nel 2011, il regista Andrei Konchalovsky, vuole far rivivere la magia di questa storia attraverso la tecnologia in tre dimensioni.
Nelle varie rielaborazioni, la trama ha subito delle piccole modifiche. Nella versione di Konchalovsky (che ne ha anche scritto la sceneggiatura), la piccola Mary (Elle Fanning) vive il Natale con monotonia nella Vienna dei primi del ‘900, ma suo zio Albert (Nathan Lane) sa come renderla felice: le regala un bellissimo schiaccianoci di legno. Ha le fattezze di un soldatino napoleonico, ed è magico. Il piccolo strumento è in realtà, un principe (Charlie Rowe), il cui regno è stato dominato dal perfido Re Topo (John Turturro). Con l’aiuto degli amici giocattoli, Mary svelerà il segreto del terribile sovrano e salverà il regno dello Schiaccianoci.
Un film che si pone da subito come un fantasy per bambini, ma realizzato in modo eccellente: una buona regia classica è supportata dal larghissimo uso di computer graphics. Suggestivi e spettacolari gli effetti speciali computerizzati, che si fondono perfettamente al materiale girato in pellicola. Interessante è la ricostruzione storica del periodo, con sporadici riferimenti culturali e scientifici (come la figura del professor Freud e la neonata Teoria della Relatività).
Trattandosi dell’adattamento di un’opera musicale, non potevano mancare i brani più classici, cui se ne aggiungono tre, inediti, del compositore Sir Tim Rice. La musica, dunque, dovrebbe farla da protagonista, ma non è stata inserita certo nel modo migliore: definire questo film un musical sarebbe improprio poiché, per durata e struttura, le "canzoni" del film sono più che altro intermezzi musicali. Una scelta particolare, che però si allontana sia dal musical che dal normale film narrativo, non trovando una propria identità e dimostrandosi un po’ debole. Tra l’altro, la traduzione italiana dei testi è pessima: l’altissima qualità della partitura viene annientata dalla traduzione e dalla scelta di doppiatori per niente adatti allo scopo. Molto probabilmente, in lingua originale, gli intermezzi sono piacevoli e orecchiabili.
Si tratta di un film tecnicamente ben realizzato ma, forse proprio per il pubblico cui intende rivolgersi, manca qualcosa di importante: lascia molto a desiderare a livello contenutistico; si tratta di puro intrattenimento.
La frase:
"Tutto dipende dall’immaginazione".
a cura di Fabiola Fortuna
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