Looking for Grace
Un dramma on the road quello diretto dall’australiana Sue Brooks che racconta la crisi adolescenziale di Grace, una ragazza di 16 anni che scappa di casa insieme ad un’amica per andare a vedere il concerto di una band hardrock tra le più in voga. Il loro è un gesto comune a molte ragazze, se non fosse che il padre le aveva rivelato la combinazione della cassaforte con all’interno 13 mila euro, tutti i loro risparmi. Inizia una corsa contro il tempo per ritrovare la ragazza, con la storia che viene raccontata in diversi episodi che vengono definiti “Storie”.
C’è quella di Grace, di Dan, di Denise, di Norris e di Bruce. Sono cinque storie che andranno tutti a congiungersi in un tragico epilogo insospettabile all’inizio del film. Purtroppo l’opera a tratti risulta essere ripetitiva, con scene che si ripetono in continuazione in modo troppo simile.
La narrazione da più punti di vista è sicuramente un’operazione non semplice e qui Sue Brooks ci riesce anche in modo sufficientemente convincente. Il protagonista è Richard Roxburgh, che interpreta un padre dilaniato dal conflitto interiore se lasciare la moglie per l’avvenente amante oppure restarle fedele.
Ogni storia sembra quasi avere una micro problematica assestante, come anche nel caso di Radha Mitchell che sospetta del marito e vede il suo matrimonio andare a pezzi. Terry Norris è invece un vecchietto vicino alla pensione, che però non vuole smettere di indagare nei panni di detective privato Grace invece è la splendida attrice e modella australiana Odessa Young.
Le location scelte dalla regista sono in Australia e la fotografia è sfruttata in modo ottimale per i paesaggi esterni. La cosa più intrigante del film, ma che può risultare anche fastidiosa in alcuni spettatori, la casualità e la consequenzialità dei fatti narrati, vissuti dai personaggi in modo non lineare. L’amore narrato dalla Brooks non è romantico, ma quello di una famiglia di sconosciuti che prova nel dolore a ritrovarsi dando fondo a tutte le loro energie emotive. Grace con il suo viaggio voleva scappare magari da una situazione pesante e difficilmente sopportabile a casa e il film ci permette di capire abbastanza bene l’intimità dei personaggi in una famiglia dove non ci sono eroi.
Il film invita a trovare il proprio momento di grazia, come anche i protagonisti delle vicende cercano di fare arrivando però ad un imprevedibile e tragico finale.
Una delle storie è davvero breve e poco approfondita ed è brutto affidare un unico compito ad un personaggio, principale o secondario che sia.
La gestazione è stata molto lunga, sfiorando la partecipazione al Festival di Cannes e sbarcando invece nel 2015 alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematrografica di Venezia.
Dalla Croisette alla laguna la regista australiana ha provato a far appassionare il pubblico al suo dramma on the road con le storie che si incrociano, ma purtroppo è il ritmo a non convincere e la pellicola risulta incompleta, forse anche per i tempi davvero brevi (97’) più consoni a una commedia che a un dramma.
La frase:
"Papà il cioccolato è il gusto preferito della mamma, il mio è la fragola".
a cura di Thomas Cardinali
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