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Lockout











Da un soggetto originale dello Spielberg d’oltralpe Luc Besson, che ne è anche il produttore esecutivo, il primo lungometraggio diretto da James Mather e Stephen St. Leger – in precedenza autori soltanto dello short "Prey alone" (2004) – offre botte da orbi, corse senza tregua ed esplosioni già durante i titoli di testa; mentre facciamo conoscenza con il protagonista Snow, personaggio che tanto ricorda quelli più volte incarnati da Jean-Claude Van Damme.
Ed è il Guy Pearce di "Non avere paura del buio" (2010) a concedere anima e corpo a questo individuo accusato di aver complottato contro gli Stati Uniti d’America del 2079, il quale si vede offrire una possibilità di scarcerazione se riuscirà a salvare Emilie Warnock alias Maggie Grace, figlia del Presidente, rapita e segregata in una stazione orbitante che ospita i cinquecento detenuti più pericolosi della Terra.
Quindi, con un cast comprendente anche Lennie James e Peter Stormare, un’idea che ricorda in un certo senso il dittico carpenteriano costituito da "1997: Fuga da New York" (1981) e "Fuga da Los Angeles" (1996), immersa, però, in un’ambientazione che, in fin dei conti, non si distacca molto da quella che fu alla base di "2013: La fortezza" (1992) di Stuart Gordon.
Ambientazione che non manca di trasmettere claustrofobia, man mano che i circa novantacinque minuti di visione, non privi di momenti che sfiorano l’horror (citiamo soltanto la sequenza dell’iniezione nell’occhio della ragazza), si costruiscono sulle movimentate imprese dell’agile eroe; il quale si trova coinvolto anche in situazioni "proto-Die hard" come quella dello scontro corpo a corpo che si svolge in assenza di forza di gravità.
E abbiamo anche un fanta-conflitto con navicelle spaziali prima della conclusione di un elaborato sicuramente non troppo originale, ma caratterizzato da una non disprezzabile confezione e il cui buon ritmo narrativo contribuisce in maniera fondamentale a garantire un efficace spettacolo di puro entertainment tutt’altro che distante, nei connotati, da certi godibili b-movie d’azione risalenti agli anni Novanta.

La frase:
- "Cosa vuole che ne facciamo di lui?"
- "Io non voglio neanche saperlo, fate voi".

a cura di Francesco Lomuscio

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