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L'ipnotista











Una brutale carneficina ai danni di una famiglia nei sobborghi di Stoccolma che qualcuno sembra stia cercando di annientare interamente, la figlia maggiore scomparsa in maniera misteriosa e il figlio adolescente che, vivo per miracolo e unico testimone oculare di quanto accaduto, non può essere interrogato in maniera convenzionale.
Sono gli elementi del caso su cui si trova ad indagare l’ispettore Joona Linna alias Tobias Zilliacus, timoroso che la ragazza possa essere la prossima vittima dell’assassino, nella trasposizione cinematografica de "L’ipnotista", best-seller di Lars Kepler – pseudonimo della coppia di scrittori e coniugi Alexander Ahndoril e Alexandra Coelho Ahndoril – che ha venduto seicentomila copie solo in Svezia ed è stato tradotto in trentaquattro lingue per trentotto paesi.
Trasposizione che, con sanguinolente immagini poste già durante i titoli di testa, porta la firma del più volte candidato al premio Oscar Lasse Hallström, autore de "Le regole della casa del sidro" (1999) e "Chocolat" (2000); tirando presto in ballo l’ipnotista Erik Maria Bark, il quale, interpretato dal Mikael Persbrandt di "In un mondo migliore" (2010) e persuaso da Joona, rompe la sua promessa di non praticare più l’ipnosi al fine di comunicare con il ragazzo.
Segnando soltanto l’inizio di un pericoloso viaggio nell’oscurità smisurata del subconscio che l’autore svedese immerge in una atmosfera fredda, supportato anche dalla efficace fotografia di Mattias Montero.
Un pericoloso viaggio che costruisce, comunque, non solo attraverso lenti ritmi di narrazione, ma anche privilegiando la psicologia dei diversi personaggi; tanto da conferire non poca importanza alla prova del cast, comprendente, tra gli altri, la Lena Olin di "Treno di notte per Lisbona" (2013) ed Helena af Sandeberg.
Fino alla sequenza ad alta tensione che si svolge sul ghiaccio, posta al culmine di un thriller di celluloide che rimane, in fin dei conti, senza infamia e senza lode... complice una rivelazione conclusiva neppure troppo difficile da intuire con largo anticipo.

La frase:
"Purtroppo, molti casi non arrivano mai in tribunale, nonostante ci siano indizi evidenti".

a cura di Francesco Lomuscio

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