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Tre all'improvviso
In un mondo dalle sempre più ingenti produzioni cinematografiche, ormai sembra chiaro il ruolo da cui sono investite le commedie sentimentali. Commedie in cui, senz’ombra di dubbio, e quasi necessariamente, l’amore deve far da sfondo alla storia, lasciando ovviamente uno spiraglio, come ogni buono sceneggiatore insegna, al conflitto che rompa l’equilibrio e permetta ai nodi di confluire tutti, infine, in un epilogo lieto e sereno. Ma a conti fatti, perché definire questi film "commedie sentimentali", importunando il così vasto pianeta dei sentimenti, quando i soli ad essere chiamati in causa sono l’amore e la tristezza?
Ecco! È proprio qui che entra in scena "Tre all’improvviso". Di primo acchito, il titolo allude a due single che si frequentano e troppo precocemente si ritrovano un figlio tra le mani, ed è effettivamente su questa lunghezza d’onda che viaggia la storia, solo con qualche, appunto, sentimento in più.
La commedia c’è, e si sente, e si evolve in un effetto domino, scena dopo scena. Lo spettatore è subito portato nel dubbio "nascerà o meno questo rapporto (che per il momento è fatto solo di mezzucci e sottili sfottò)?".
Ma non è così semplice come si crede. No. Tralasciando qualche evento che viene fatto accadere altrimenti la storia non sarebbe andata avanti (i famosi "deus ex machina" che potevano d’altronde essere facilmente eliminati), e qualche salto un po’ troppo amaro dall’atmosfera triste a quella comica (come se gli americani, le battute, ce le avessero nel sangue e non ne potessero assolutamente fare a meno, neanche in momenti drammatici), "Tre all’improvviso" è quella che la critica davvero amerebbe definire commedia sentimentale.
Una commedia in cui i due protagonisti, che assolutamente non possono vedersi, si ritrovano catapultati in un destino che non era il loro: lei, Holly Berenson (Katherine Heigl) giovane proprietaria di un panificio/pasticceria ad Atlanta, e lui, Eric Messer (Josh Duhamel) affascinante aiuto-regista di eventi sportivi.
I due si conoscono una sera, un appuntamento al buio organizzato dai rispettivi migliori amici, e prima ancora di mettere in moto per raggiungere il ristorante per la loro prima cena insieme, già non si sopportano. Un amore che nasce dall’odio. Un classico, certo. Ma cosa consegue ad una notte in cui accade ciò che non era previsto accadesse? Cosa succede quando una mattina ci si sveglia e, al contrario della precedente, ci si sente immediatamente asfissiati da quelle responsabilità che non avremmo mai voluto fare nostre, o almeno non ancora? Cosa succede quando una mano superiore ti prende come un pupazzo, e da una strada, la tua strada, il tuo destino, ti scaglia con violenza su un percorso alternativo, di un altro, che per quanto sia parallelo al tuo, tuo non è?
Holly ed Eric sono i protagonisti di questi sentimenti. Li sentono addosso e ne hanno immediatamente paura. Ma forse "paura" non basta: loro ne sono assolutamente terrorizzati, spaventati. Li temono come fossero alieni. Ma al contempo sono anche pienamente giustificati, perché vengono colti impreparati. Come si sa, però, la paura si trasforma in coraggio, quando si impara a conoscerla; poi il coraggio diventa voglia di lottare; ma la voglia di lottare, (cliché delle storie americane) è sempre contrastata inaspettatamente da quel fato divino a cui nessuno può dire la sua, a cui ognuno si deve sottomettere. E lì si casca nel dubbio, nell’incertezza, nello scetticismo. E nella rabbia.
Il tutto, intanto, attraversato da una trasversale, quella sulla quale Holly ed Eric, nonostante le numerose responsabilità, vorrebbero portare avanti le proprie indipendenti vite: lei finalmente conosce l’uomo della sua vita; lui continua regolarmente a rimorchiare in giro. Ma non possono dividersi. Non possono e non vogliono perché sono legati alla stessa cosa, e nessuno dei due può farne a meno. E al contempo, non possono neanche fare a meno della loro routine. Qui si comprende il significato del titolo originale "Life as we know it" (La vita come noi la conosciamo), che indica piuttosto una battaglia affinché quella vita diventi come loro vogliono; affinché quelle vite si intreccino in un tutt’uno che raccolga senza intoppi la loro vita privata-pubblica e la loro vita privata-assieme.
Il calendario diventa il bersaglio su cui i post-it vengono lanciati per dividersi i compiti; ma anche dividendoli, questi compiti risultano essere una lingua orientale incomprensibile, e non si sa da dove cominciare. Ma non si arrendono. Litigano e s’infuriano con se stessi, ma Holly ed Eric non si arrendono perché alla base di tutti questi sentimenti, e ne sono consci, e qui s’impara davvero tanto, c’è quello che è il sentimento più importante e che rende uno spicchio di mondo ancora vivibile: la fiducia negli altri.
La frase: "Voi sembrate due persone ingenue che stanno per passare i peggiori anni della propria vita".
Ivan Germano
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