Lettere al vento
Niko (Edmond Budina/Un posto al sole), ex professore cinquantenne, è ormai un disoccupato nell'Albania del post comunismo. La sua famiglia vive con i soldi che gli manda il figlio Mikel dall'Italia, solo che, da qualche tempo, il ragazzo non si fa più vivo. Un giorno la figlia di Niko viene sequestrata mentre è a scuola. Una volta portata nel covo della banda che vuole avviarla alla prostituzione, dice di essere la sorella di Mikel. Repentinamente viene liberata proprio perché i malviventi hanno sentito il nome del fratello. Niko non riesce a credere che suo figlio sia diventato un delinquente così potente da incutere terrore appena si fa il suo nome, decide, cosi, di andare in Italia. Il problema principale sono i soldi, perciò è costretto a vendere banane al mercato. Ma il racket non accetta i suoi prezzi così bassi e lo minaccia. Niko va dal loro capo e scopre che è Goni (Bujar Asqeriu) un vecchio amico che, per la sua mania di bruciare le cose è finito di sovente nei guai durante il regime e che l'ex professore era riuscito a salvare quando era segretario del partito. Goni ha fatto i soldi grazie ad un viaggio da scafista per portare giovani albanesi in Italia, ed ora è diventato un ricco malvivente. Grazie a Goni Niko trova i soldi e parte alla volta dell'Italia...
Questa la storia che racconta Edmond Budina dal titolo "Lettere al vento". Il regista, nel suo paese, è stato un punto di riferimento per i giovani studenti rivoltosi verso il regime comunista. Ha allestito spettacoli teatrali trasgressivi ed è stato vice direttore dell'Accademia d'arte drammatica. Da nove anni Budina è arrivato in Italia e fa l'operaio assemblatore di turbine idrauliche in una fabbrica a Bassano del Grappa. Il film è scorrevole, ci si affeziona al padre che, aggrappato ancora a nobili valori, sguazza in mezzo a balordi, povertà ed ipocrisia. Alcune parti (il matrimonio della figlia di Goni, in particolar modo) ricordano il cinema di Emir Kusturica, non solo nella rappresentazione ma anche nel rapporto tra i personaggi (Niko e Goni somigliano ai due amici/nemici di "Underground"). Mentre il galeone che appare all'inizio del film, che poi si rivelerà uno dei nodi cruciali della narrazione, sembra ripreso da quello del poetico marinaio Pierre Richard in "27 baci perduti" di Nana Djordjaze.
Insomma Budina scopiazza qua e là, ma non per mancanza di originalità, il racconto, anzi, riesce a mantenere la sua forza e poi, come diceva Mastroianni "Se si deve imparare, bisogna farlo dai "grandi". Il film, dunque, ben scritto e diretto, merita di essere visto, anche perché dall'Albania ci arrivano cosi poche cose, per cui vale la pena dedicare un oretta e mezza della nostra esistenza a questi piccoli frammenti di cinema.

Marco Massaccesi

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