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Lei mi odia
Spike Lee (La 25^ ora) sfiora il capolavoro con questo film presentata come evento speciale alla Mostra del Cinema. Sfiora soltanto, perché se gli ultimi cinque minuti fossero stati leggermente diversi, nella forma piuttosto che nella sostanza, il risultato sarebbe stato molto superiore.
Un mix di commedia brillante e denuncia politico-morale dell'America odierna.
John Henry Armstrong (Anthony Mackie / 8 mile), detto Jack, è manager rampante di una società farmaceutica. Al fallimento del nuovo miracoloso farmaco, che provoca un crollo del titolo azionario, Jack scopre che i vertici dell'azienda non solo hanno speculato con una manovra di "insider trading", ma hanno anche falsificato i risultati dei test.
Dopo un breve conflitto di coscienza Jack decide di sporgere denuncia, seppur in via anonima.
E' l'inizio di una persecuzione tesa a screditarlo e "spezzarlo" che lo getta in una situazione economica difficile.
Proprio in questo momento di crisi, fa la sua ricomparsa Fatima (Kerry Washington / Against the ropes), l'ex-compagna che lo ha lasciato quando ha scoperto di essere omosessuale; ora è disposta a pagare 5.000 dollari per essere messa in cinta, ed altrettanti per la sua compagna Alex.
Inizia così per Jack un business da "inseminatore" per tutta la comunità lesbo della Grande Mela.
Apparentemente questo lo aiuta ad uscire dall'impasse economica, ma nuoce anche alla sua immagine in vista del processo contro la compagnia che lo ha licenziato dopo la denuncia, tanto più che una delle sue clienti è Simona (Monica Bellucci), figlia del boss mafioso Don Angelo (John Turturro).
E' proprio il caso di dire che non si è mai, o quasi, profeti in patria. Gli americani si dimostrano ancora una volta miopi e conformisti punendo con forte dissenso il film di Lee, probabilmente sia per il forte attacco contro la cultura del dio dollaro, ma anche contro la mancanza di moralità a livello politico e personale, mostrata proprio attraverso le frange più estreme della società.
I recenti casi Enron, Worldcom, Tyco, per citare solo i più macroscopici, stanno minando la struttura stessa dell'America, soprattutto la sbandierata chiarezza e fiducia che da sempre sono stato un vanto della nazione, e chi meglio dello stesso Presidente (che come qualcuno ha argutamente ironizzato "non abbiamo eletto") incarna l'attuale status?
Una denuncia che viene condotta in modo geniale fondendola all'interno di una commedia spumeggiante - in cui spicca la scena a casa del mafioso Don Angelo che cità Il padrino - con un meccanismo a scatole cinesi che contengono diverse storie e diversi modi di raccontarle. Alla fine si esce ridendo si, ma con un po' di rabbia dentro per aver constatato come il mondo sia sempre uguale.
La chicca: nei titoli di testa passano le immagini di tutti i tagli di banconote prodotte dagli Stati Uniti con le effigi dei vari presidenti. L'ultima è un biglietto da 3 dollari con il faccione di Bush. Capolavoro!
La frase: "Sposati e fai dei figli Jack, la carriera è solo un'illusione."
Valerio Salvi
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