Le grand Bleu
L'unico protagonista di questa magnifica storia raccontata da Besson è il mare. Il mare con i suoi magnifici fondali, con i suoi misteri, con il suo accattivante profumo ed il suo inconfondibile colore. Jacques (Jean-Marc Barr) e Enzo (Jean Reno), sono due bambini che adorano il mare. Vivono in un'isoletta greca e si divertono a stabilire primati di permanenza sott'acqua. Da grandi, dopo essersi persi di vista per molti anni, si ritrovano ed iniziano una loro speciale ma spettacolare sfida nei fondali marini. Ad ogni record raggiunto da Jacques ne segue un altro di Enzo e viceversa, finchè non accade qualcosa...
Jacques Mayol e Enzo Molinari (in realtà una trasposizione un pò romanzata e falsata di Enzo Maiorca), sono due personaggi forti, vivi, vibranti. Non lasciano spazio a molta immaginazione, li ritrovi lì sullo schermo e sono così ben definiti, delineati che non riesci ad immaginarli diversi. Il primo è un ragazzo bello, tecnicamente disciplinato, ma molto introverso, timido, a volte addirittura scontroso. Il secondo invece è il prototipo dell'italiano sbruffone, pieno di sé, tronfio, con poca tecnica ma tanta caparbietà. Eppure stanno bene insieme, sembrano quasi compensarsi, completarsi a vicenda. Tanto più uno è nostalgico, riservato, tanto più l'altro è fanfarone e vanitoso. Jacques sembra un tritone: il suo elemento è l'acqua, la sua famiglia i delfini. A lui riesce più facile nuotare che camminare, restare in silenzio piuttosto che parlare. Anche il suo rapporto con Johana (Rosanna Acquette) è difficile. Egli sembra quasi un asceta, è distaccato dal mondo reale, non riesce a gestire rapporti "normali". Per lui è naturale capire i cetacei, non gli esseri umani. Enzo al contrario è carnale, non pensa ad altro che a mangiare e godersi la vita. Si compiace di essere il campione, ama la sfida, l'adrenalina. L'unico suo scopo è quello di restare il migliore, ma non per questo disdegna avversari validi, anzi cerca il migliore, Jacques.
Girato nel 1988, "Le grand bleu" è divenuto in Francia un film cult, mentre in Italia la sua uscita è stata osteggiata per anni da Enzo Maiorca, che ha dato il nulla osta solo in seguito al suicidio dell'eterno amico-rivale Jacques Mayol.
Splendide la fotografia e la sceneggiatura, poco convincenti i dialoghi e le musiche. La pellicola risulta spesso claustrofobica, soprattutto nelle sequenze relative alle lunghissime immersioni, ma scorre piacevolmente anche se per un tempo che a volte può sembrare infinito. Potevano evitarsi alcune scene strappalacrime, di cui non vi era assolutamente bisogno così come poteva evitarsi la caratterizzazione troppo particolare del personaggio della Acquette: Johana è una rompiballe incredibile, confusionaria, sbadata, poco attenta al dramma della persona che ama, troppo centrata su di sé, sui suoi problemi, sulle sue ansie: troppo americana per un film così soave.
Il film punta molto, più che sugli effetti speciali, quasi del tutto assenti, sulla storia personale di Enzo e Jacques: è così particolare da sembrare sospesa nel tempo. I due protagonisti vivono delle emozioni così forti, hanno un legame così specifico da riuscire a trascendere lo spazio fisico, i limiti temporali.
Da vedere con l'amico del cuore.

Teresa Lavanga

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