Legami di sangue
Nato con il titolo "Fratelli" e interamente girato nell’entroterra del Molise per la Baby Films di Fabio Segatori, autore del "Terra bruciata" (1999) e dello sfortunato "Hollywood flies" (2004) che vedevano protagonista una Bianca Guaccero pre-Festival di San Remo, "Legami di sangue" è il lungometraggio che, reduce dal notevole successo riscosso presso diversi festival internazionali tra Philadelphia, Salerno e Los Angeles, segna l’esordio dietro la macchina da presa per Paola Columba.
Al centro del film, realizzato in HD come produzione indipendente, una vicenda di eredità tra quattro fratelli di una famiglia contadina: Giovanni (Giovanni Capalbo), ex venditore televisivo appena uscito dal carcere, Luana (Cristina Cellini), che dedica il suo tempo alla chiesa, Peppe (Pino Rugiano), lavorante tutto il giorno nei campi, e il minorato Andrea (Andrea Dugoni).
Una vicenda che, tra ricordi, vecchi rancori e amore e odio che scorrono nelle stesse vene, la regista sviluppa ricorrendo anche a flashback che vedono coinvolto in qualità di amichevole partecipazione il veterano Arnoldo Foà – ormai presenza fissa di questa tipologia di prodotti a basso costo – nei panni del padre, mentre sfoggia con evidenza una certa padronanza del mezzo di ripresa.
Il tutto, pur non apparendo in fin dei conti troppo distante dalle diverse fiction che affollano quotidianamente il piccolo schermo, immerso in una naturale scenografia rurale che fa tanto neorealismo d’inizio XXI secolo, in quanto specchio di molte drammatiche realtà del sud dello stivale tricolore che, proprio come quella descritta nella pellicola, co-sceneggiata dal citato Segatori insieme alla stessa Columba, approdano spesso a un tragico epilogo.
Il Premio Flaiano Scrittura e Immagine gli ha conferito il riconoscimento come miglior film "Concorso Opera Prima", oltre a quello per la migliore attrice protagonista Cristina Cellini, a quanto pare alla sua prima esperienza sul set, decisamente in parte come anche il resto del cast.
La frase: "Dovete restare sempre uniti, siamo d’accordo?".
Francesco Lomuscio
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