Left Behind - La profezia
E se l'episodio biblico del Rapimento della Chiesa colpisse la Terra?
Si comincia in un aeroporto, dove la giovane Chloe Steele, ovvero la televisiva Cassi Thomson, prima si intrattiene in una conversazione telefonica con la madre Irene, incarnata dalla Lea Thompson della trilogia “Ritorno al futuro”, poi, coinvolta in un dialogo riguardante Dio e l’attuale mondo in decadenza, fa conoscenza con Cameron Williams, reporter della GWN con le fattezze del Chad Michael Murray del “La maschera di cera” datato 2005.
Reporter che, dopo circa mezz’ora di fiacca visione degna di un prodotto destinato al piccolo schermo e durante la quale vengono presentati i diversi passeggeri di un aereo (tra cui una bambina di colore ed un nano), si trova proprio a dover aiutare il pilota Rayford Steele, padre della ragazza, perché, a quanto pare, un tanto misterioso quanto spaventoso evento comincia a manifestarsi sia per le strade che nell’aria.
Tanto misterioso quanto spaventoso evento consistente nell’improvvisa scomparsa di milioni di persone – in mezzo alle quali il fratellino della protagonista – che lasciano soltanto i propri indumenti e averi; mentre l’uomo, cui concede anima e corpo il vincitore del premio Oscar Nicolas Cage, tenta in ogni modo di mantenere la calma al fine di salvare la vita ai sopravvissuti che, come lui, sono intrappolati a trentamila metri di altezza e con il personale di volo che scarseggia.
Una tragica situazione dai connotati soprannaturali che, in un certo senso, non può fare a meno di manifestare i connotati di evidente variante del plot che fu alla base di “Vanishing on 7th street”, diretto nel 2010 da Brad Anderson; man mano che le ipotesi snocciolate su ciò che sta accadendo spaziano dall’attacco terroristico a quello da parte degli extraterrestri, senza escludere neppure il passaggio in fessure spazio-temporali.
Una tragica situazione che, complici immagini di mezzi di trasporto di diverso tipo che si schiantano, conferisce un clima da disaster movie all’insieme, in fin dei conti non distante, nella resa totale, a uno qualsiasi dei meno riusciti mockbuster sfornati dalla famigerata Asylum (casa produttrice di “Airline disaster” e “Mega shark versus giant octopus”, per intenderci).
Perché, proprio come avviene in molti dei lavori concepiti da quest’ultima in economia, i pochissimi, modesti momenti riservati alla spettacolarità vengono alternati all’infinità di inutili chiacchiere che il regista Vic Armstrong – stunt dalla lunga carriera già responsabile nel 1993 dell’action movie “Caccia mortale”, interpretato da Dolph Lundgren – non si rivela in alcun modo capace di gestire per evitare di spingere lo spettatore a sprofondare in un sonno liberatorio.
Trasformando, quindi, l’occasione per regalare una vicenda quasi horror immersa nella disperazione umana e nel caos generale da terrore in un noioso, eccessivamente lungo e del tutto privo di tensione elaborato interessato, più che altro, a lasciar emergere una banalissima riflessione relativa all’importanza della fede.
La frase:
"Sembra la fine del mondo".
a cura di Francesco Lomuscio
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