L'educazione di Giulio
La storia è ambientata nel 1931 a Torino e si sviluppa all'interno di un manicomio femminile, ispirandosi all'adolescenza torinese di Giulio Carlo Argan.
In realtà il regista Carlo Bondì ha avuto la sua prima ispirazione nel 1976, anno in cui si era recato a Torino per dei sopralluoghi tra le sale ormai vuote del vecchio manicomio. Proprio lì aveva raccolto due libri che raccontavano delle sfortunate giunte lì dentro e di alcuni dialoghi tra l'autore e le pazienti. Solo nel '90 però Bondì ha ripreso l'idea di fare un film su questo argomento, scoprendo che l'autore altri non era che Giulio Argan, storico e critico d'arte, sindaco di Roma e senatore che aveva vissuto con la famiglia nel Regio manicomio femminile negli anni trenta; e proprio grazie alle sue testimonianze e ai suoi ricordi, il regista è riuscito a portare a termine la sua fatica.
Il film narra quindi la storia di Giulio (interpretato da Alessandro Pelizzon), diciottenne che ricopia con attenzione le cartelle cliniche delle ricoverate nel manicomio seguendo le istruzioni che suo padre Ettore (Roberto Accornero "Non ho sonno"), Economo Capo dei manicomi provinciali, gli ha affidato. Ma mentre il padre spera che Giulio continui la stessa professione, il ragazzo comincia ad avvertire i turbamenti dell'età sottolineati dall'amicizia con un compagno di scuola parecchio estroverso; a complicare la situazione ci si mette Margherita (Tatiana Lepore "Pane e tulipani") una ragazza di vent'anni anche lei ricoverata ma totalmente differente dalle solite persone che Giulio ha costantemente sotto gli occhi.
Il film si rivela toccante soprattutto nel tentativo di Giulio di uscire allo scoperto, di affermare la propria individualità; e sarà proprio un'avventura amorosa a dargli la consapevolezza di poter abbandonare la sua condizione per raggiungere una più completa e matura felicità.

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