Leafie - La storia di un amore
Tra ammassi di galline morte gettate in mezzo alla boscaglia e la pericolosa donnola One Eye che, perduto un occhio a causa di un passato scontro con il papero Wanderer, è sempre pronta ad attaccare, possiede quasi un sapore horror l’inizio del lungometraggio d’animazione diretto da Oh Seung-Yun prendendo le mosse da un romanzo di Hwang Sunmi.
L‘epopea di Leafie, gallina che, dopo aver sognato una vita fuori dall’allevamento di polli in cui era rinchiusa, riesce a sfuggire alla prigionia ritrovandosi a dover accudire l’anatroccolo nato dall’uovo scaldato da lei stessa in seguito alla morte di Wanderer e della sua compagna, uccisi proprio da One Eye.
Un’epopea che, tra progressivo adattamento alla vita selvaggia e il piccolo – chiamato Greenie a causa di una macchia verde sulla testa – che rischia di perdere per sempre le ali dal momento in cui viene catturato dal proprietario dell’allevamento, sfrutta l’esile soggetto per favorire il continuo susseguirsi di eventi atti a tratteggiare una storia riguardante la crescita, il desiderio di libertà, ma, soprattutto, quello definibile a tutti gli effetti come un rapporto madre-figlio.
Susseguirsi di eventi talmente dinamico da rischiare a lungo andare di apparire fracassone, come avviene in quasi tutti i casi di cartoon principalmente indirizzati al pubblico dei bambini, ma che, fortunatamente, non lo diventa, individuando nella sequenza della gara di volo uno dei suoi tratti più emozionanti.
Merito in particolar modo di una sceneggiatura che, al di là di un pizzico d’indispensabile ironia dovuta specialmente alla presenza della simpatica lontra Mayor, è destinata a rendere obbligatoria la presenza degli adulti in sala, accanto ai piccoli spettatori, a causa delle tematiche affrontate e delle tutt’altro che leggere soluzioni finali tirate in ballo.
Con un po’ di tenerezza nella fase conclusiva e un inaspettato epilogo che, nell’esaltare senza facili sentimentalismi il senso del sacrificio dettato dalle leggi che regolano il vero istinto materno, testimonia in che modo un ben congegnato plot dagli occhi a mandorla riesca ancora a toccare il cuore, all’inizio del XXI secolo, senza necessitare degli elaborati (e freddi, bisogna ammetterlo) disegni animati tridimensionali tipici delle major a stelle e strisce.
La frase:
"Leafie sei una gallina fantastica, è da un po’ che volevo dirtelo".
a cura di Francesco Lomuscio
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