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La vergine della lussuria
Mai vergine fu cosi' lubrica, mai lussuria fu tanto casta.
E' forse in questa sfacciata contraddizione che risiede il nesso di questo film. Nesso che a noi, francamente, dopo soli 30 minuti dei complessivi 140 dell'opera, ci e', nostro malgrado, completamente sfuggito, perso nei toruosi rivoli di una trama la quale, appena pensi di averne colto l'essenza, si involve in un pasticciaccio dai risvolti oscuri e grotteschi.
"La virgen de la lujuria" - tratto da un racconto di Max Aub - e' ambientato in Messico negli anni '40, un ambiente accuratamente fotografato dove prevalgono i toni del verde e del rosso. Il film racconta la cupa storia di Ignazio (Luis Felipe Tovar "The Mexican", "Asi' es la vida") collezionista di immagini pornografiche. Ignazio trascorre la sua giornata placidamente e monotonamente al Caffe' "Ofelia" dove lavora come cameriere.
Qui incontra, piovuta dal cielo, Lola (Ariadna Gil, "Off Key") una prostituta imprevedibile, afflitta da un amore sconfinato e senza rimedio per le doti amatorie di un lottatore che l'ha da poco lasciata. Ignazio e' totalmente irretito dal fascino di Lola fino ad accettare qualsiasi sopruso che la donna, crudelmente gli infligge senza avere in cambio aklcunche', causa anche la sua predilezione per il voyeurismo e per l'onanismo esasperato.
Fin qui il regista messicano Arturo Ripstein ("Profundo carmesi", "Asi' es la vida"), che vanta nel suo curriculum una prestigiosa collaborazione a fianco di Bunuel ne "L'angelo sterminatore" , sembra voler indirizzare il film nel solco di opere come "L'angelo azzurro" o "Quell'oscuro oggetto del desiderio" del gia' citato Bunuel. Film nei quali assume centralita' fondamentale il personaggio femminile. Una femme fatale, che domina il genere maschile sottomettendolo ai propri capricci grazie alle proprie arti seduttrici. Ma Ripstein non si accontenta. Con una virata degna di un provetto skipper, introduce nella storia alcuni personaggi a rappresentare l'anima politica dell'opera. Si tratta di alcuni rifugiati spagnoli sfuggiti dala repressione politica del Generalissimo Franco. Personaggi grotteschi ed ambigui, dei quali non si comprende le reali intenzioni e che instaurano con la tormentata coppia un rapporto poco chiaro e avente finalita' del tutto oscure.
Il film - facente parte della sezione Controcorrente del Festival - e' girato quasi interamente in interni. Ripstein, come detto, cura con attenzione la fotografia ed il dosaggio dei colori. SI esibisce in acrobatici quanto interminabili piani sequenza che acuiscono il senso tatrale della narrazione ma che alla lunga si sviliscono in vuoti esercizi di stile. Non contribuiscono a tenere alta l'attenzione che, se non fosse per la perizia degli interpreti e per alcune battute taglienti ed argute, rimane pericolosamente al di sotto di quella soglia minima necessaria per evitare qualche sonoro sbadiglio. Da notare l'alterarsi frenetico, nelle scene iniziali, di dissolvenze a nero ed incrociate che fanno presagire qualcosa di diverso del deludente risultato finale.
Originali le musiche di cui e' autore Leoncio Lara (Bon).
Il finale e' formidabilmente meta-storico: a dimostrare il totale asservimento del povero Ignazio.
DAS
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