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La trattativa







Sabina Guzzanti, sette anni dopo “Le ragioni dell’aragosta”, torna a Venezia per presentare, Fuori Concorso, il suo nuovo documentario. I suoi ultimi lavori si erano concentrati sia su temi di importanza nazionale (“Draquila – L’Italia che trema”), sia su realtà locali o legate a una singola personalità (“Franca, la prima”). Questa volta si ripresenta con tutta la sua ambizione per ripercorrere le tappe che hanno portato alla cosiddetta trattativa Stato-mafia dei primi anni Novanta.
Per realizzare un’opera che parli di politica ma che possa raggiungere nel contempo un grande risultato di pubblico, la Guzzanti si serve di quella forma di cui è ormai maestra, muovendosi a cavallo tra il documentario e la satira. Anche se qui, più che satira, sembra voler sviluppare una linea comica come supporto a quella più drammatica, che è la verità dei fatti. Così rinuncia dal primo momento a qualsiasi pretesa di verosimiglianza e mette in mostra il set e tutti i suoi attori. “Siamo delle personalità dello spettacolo e cercheremo di raccontarvi cos’è la trattativa Stato-mafia”. Così esordisce il film, mentre gli interpreti, uno a uno, si dichiarano pronti a mettere in scena il proprio personaggio mentre i colleghi li osservano: un’ottima idea di base che però finisce per funzionare poco a causa della banalità e dell’elementarità delle scenette proposte. È difficile credere che una grande comica come Sabina Guzzanti, con grande senso della misura e dei tempi, possa aver partorito situazioni tanto ridicole quanto poco divertenti. Qui fallisce nell’intento, così felicemente raggiunto in altre occasioni, di integrare la risata nella trattazione di temi estremamente drammatici, che le garantiva il risultato di una partecipazione spettatoriale a tutto tondo.
D’altra parte, il film riesce a scuotere gli animi nelle parti documentaristiche e in un paio di situazioni particolarmente forti, e lascia un grande senso rabbia: la regista, pur se con risultati minori rispetto al passato, sa come risvegliare la coscienza civile di molti italiani (anche per poco, magari), in gran parte per merito dell’estrema chiarezza e schematicità con cui sa raccontare una vicenda tanto ambigua e complicata come questa. E ne sono la prova i lunghissimi applausi che sono seguiti alla proiezione per il pubblico.

La frase:
"Questi sono i fatti a cui ci si riferisce quando si parla di trattativa Stato-mafia. E noi, artisti dello spettacolo, abbiamo provato a raccontarvelo".

a cura di Luca Renucci

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