La rosa bianca - Sophie Scholl
Pochi sanno dell'esistenza di un gruppo di resistenza nella Germania nazista: la Rosa Bianca. Già nel 1982 il regista Michael Verhoeven si era occupato della storia di questo movimento. Il suo film La Rosa Bianca era stato ostacolato in ogni modo ed era stato soggetto a violente critiche da parte dell'establishment dell'epoca. Pare che Marc Rothemund abbia chiesto il permesso a Verhoeven per parlare di nuovo della Rosa Bianca, ma questa volta dal punto di vista di Sophie Scholl, l'unica donna del gruppo, ed il membro più giovane. Verhoeven allora avrebbe risposto entusiasticamente, sottolineando come sia importante l'apporto delle generazioni più giovani (Rothemund è del 1968) per tenere viva la memoria di questo gruppo e di chi ne ha fatto parte. Per la realizzazione di Sophie Scholl il regista e lo sceneggiatore Fred Breinersdorfer si sono potuti servire di materiali inaccessibili prima degli anni '90, come le trascrizioni dei verbali degli interrogatori della Gestapo e del processo contro gli esponenti di spicco della Rosa Bianca.

Il film racconta in maniera allo stesso tempo artistica e fedele gli ultimi cinque giorni di Sophie Scholl, ricostruendo la sua vicenda processuale e mostrando il coraggio di una giovane donna di fronte alla barbarie del totalitarismo nazista. Si tratta logicamente di un film di parole piuttosto che di immagini, e la parte più intensa è data sicuramente dal rapporto tra Sophie Scholl (Julia Jentsch) ed il suo inquisitore Robert Mohr (un eccezionale Gerald Alexander Held). Mohr prova sentimenti contrastanti per la giovane che vanno dalla rabbia all'incredulità fino alla compassione e all'ammirazione. Ma anche i suoi slanci più positivi sono oscurati dalla fedeltà al sistema e dall'indottrinamento della propaganda. Sophie d'altra parte non è sostenuta solo dalla tenacia di chi crede in ciò in cui combatte, ma anche dalla forza della sua fede in Dio, da cui non si sente mai abbandonata.

La Rosa Bianca, in concorso al recente Festival di Berlino ha vinto l'orso d'argento come miglior film e Julia Jentsch ha vinto lo stesso premio come migliore attrice protagonista. Ma a parte questi premi prestigiosi, il film ha riscosso un grande successo di pubblico nel suo paese di origine, e Marc Rothemund ha sottolineato con soddisfazione come il film sia stato visto soprattutto da giovani. Segno che in Germania esiste la forte esigenza di fare i conti con il proprio passato recente, non dimenticando chi è morto nella speranza di assicurare un futuro di pace al proprio paese.

La frase: Mio fratello dice sempre "Uno spirito forte, un cuore tenero".

Mauro Corso

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