La rabbia
Il cinema sta morendo. L’economia domina sulla creatività, produttori e distributori divorano idee a vario titolo e se ci si rapporta ad essi si devono accettare pesanti compromessi. C’è chi chiede alle storie l’eliminazione di personaggi, più ritmo, azione, realismo, chi vuole infilarci sesso, chi è prevenuto verso i lavori artigianali (“è autoprodotto: visto uno, visti tutti”), mentre le piccole case - in crisi di mercato - non possono/vogliono rischiare e appoggiano solo a parole i progetti di qualità. A ciò si aggiunge la conflittualità tra le figure coinvolte nella pellicola stessa, allorquando si riesce a girarla, ognuna delle quali rivendica il proprio apporto fondamentale: lo sceneggiatore, il regista, l’attore. E poi non ci sono più i grandi maestri di riferimento disposti ad uccidersi piuttosto che prostituirsi, il loro posto lo hanno preso gli gnomi della televisione. Il futuro sta infatti nello spot pubblicitario, è lì che girano i soldi, basta sopportare cani veri e propri nel ruolo di protagonisti, far dettar legge alle amanti dei finanziatori infilate nel cast e affidarsi in post-produzione ad aggiustamenti in computer grafica.
Laurea al DAMS (e una in via di conseguimento in filosofia teoretica), membro permanete della giuria dei David di Donatello, Louis Nero – classe 1976 – ha già prodotto, realizzato e distribuito altri 3 lungometraggi in cui ha dato dimostrazione di velleità stilistiche. "La Rabbia" generata dallo stato della Settima Arte è sfoggio di riferimenti culturali (Brecht, Magritte, Rembrandt), tra l’onirico rappresentato e la poesia recitata; che indugia - anche con gusto - nella ricerca estetica su composizione dell’immagine, colori, luci e procede per raffigurazioni. Ma è più video-arte che cinema, interpretata quasi in trance da nomi di peso, elitaria, autoreferenziale (“devo farlo per me”) e supponente (“il pubblico grazie al mio film sarà capace di svegliarsi”) nel proprio ignorare chiarezza, fluidità e fruibilità.
La frase: "la rabbia è il requisito fondamentale della genesi artistica".
Federico Raponi
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