L'apparenza inganna
"L'abito non fa il monaco" o per dirla come Francis Veber "L'apparenza inganna". Succede spesso infatti che lo sguardo degli altri ci imponga una visione di noi stessi totalmente diversa, con la quale però siamo costretti a fare i conti; come un abito di taglia diversa che in alcune occasioni siamo costretti ad aggiustarci addosso. È ciò che accade a François Pignon.
Mollato dalla moglie e ignorato dal figlio diciassettenne, che lo considera noioso e banale, deve subire l'affronto di un licenziamento dopo 20 anni di onorato servizio. E così il povero Pignon, insulso e insignificante ometto che nessuno nota e tutti dimenticano, riflette seriamente sulla possibilità di suicidarsi: ma il nuovo vicino di casa gli viene in aiuto con una soluzione piuttosto ingegnosa. L'idea prevede che Pignon finga di essere omosessuale per rendere così impossibile alla sua azienda, produttrice tra le altre cose di preservativi, di licenziare un impiegato di questa "natura", senza rischiare ritorsioni sindacali o peggio. Venuti a conoscenza della "verità", tutti i suoi colleghi cominciano a guardare Pignon diversamente e l'eterosessualità banale e scialba di ieri si trasforma nell'omosessualità curiosa ed interessante di oggi.

Francis Veber dopo il grande successo dello scorso anno ottenuto con "La cena dei cretini" torna con un'altra esilarante commedia. Il suo è un eroe sui generis: un uomo comune a cui la natura non ha regalato molto e nella folla passa inosservato: ha un aspetto innocuo e il tono della sua voce resta sempre lo stesso; raramente dà le sue opinioni perché sa che nessuno l'ascolterebbe. Ma come per ogni uomo c'è anche per lui il momento della riscossa che lo riscatta dall'insulsaggine della vita condotta fino a quel momento. Questi uomini diventano grandi come dice lo stesso Veber, se "illuminati dal sole del marciapiede".
Un commento musicale che ricorda le commedie francesi anni '50/60, curata dall'imprescindibile Vladimir Cosma, ci introduce all'avventura umana di Pignon e il ritmo non perde mai un colpo. I personaggi si trasformano in corso d'opera, come lo sgradevole smargiasso Santini, direttore del personale interpretato da Gèrard Depardieu, che diventa una mammoletta, sensibile e affettuoso proprio con l'uomo che qualche giorno prima voleva crudelmente licenziare. Attraverso la sua presunta omosessualità Pignon riesce a riconquistare l'interesse del figlio con il quale finisce per fumare spinelli dopo una cena a base dei soliti "spaghetti alla piratesca".
Passata la tempesta della novità e di tutti i cambiamenti, tornato l'equilibrio nell'azienda e nella propria vita, l'uomo comune/Pignon si è inesorabilmente trasformazione perché, per sua stessa ammissione "da quando passo per gay ho cominciato a sentirmi più uomo".
Un cast d'attori di provata bravura e professionalità che seguono il ritmo incessante della commedia alla Veber: una attenta osservazione della realtà, della vita e di tutte quelle "avventure" con le quali quotidianamente e senza troppo lamentarci siamo costretti a misurarci.

Valeria Chiari

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