L'angelo della spalla destra
Khamro, dopo una lunga assenza, fa ritorno in uno sperduto villaggio del Tagikistan per assistere la madre gravemente ammalata. In realtà, la malattia della madre è solo un trucco per costringere il figlio a tornare ed occuparsi della vecchia casa che sta andando in malora. Khamro ha molti nemici in paese per aver sottratto loro molto denaro senza restituirlo. Si trova intrappolato tra vecchi e nuovi creditori le cui insistenze per farsi pagare si fanno sempre più insistenti e pericolose. La madre, preoccupata per la sorte del figlio, "decide" di lasciarsi morire per consentire al figlio di vendere la casa e permettergli, in tal modo, di saldare i propri debiti. Così accadrà e Khamro abbandonerà il suo paese portando con sé un figlio e lasciando dietro di sé solo ostilità ed odio.
Il regista del Tagikistan, Djamshed Usmonov, è alla sua seconda opera. Con questo film ci racconta un storia di comune povertà e comune disonestà ambientata in un Paese che con il distacco dal potere centrale e assolutista di Mosca sembra aver perduto alcune certezze. Un paese - profondamente religioso nella sua fede islamica - che è alla affannosa ricerca di una propria identità che non sia solo quella di una piccola nazione a metà tra oriente ed occidente. Lo stile di Usmonov è all'insegna di un realismo che tende però a sfumare quando i contorni favolistici della storia ne annacquano le basi di veridicità. Sono questi i rari momenti nei quali finalmente il film raggiunge corde più intime fino ad allora non toccate dagli squallidi paesaggi di una terra così lontana dal nostro quotidiano. Il resto è caratterizzato da riprese piatte e da un andamento statico della narrazione non sempre giustificato dalle qualità interiori dell'opera che alla fine lascia una sensazione di incompiuto e di non detto. Una maggior energia visiva - o visionaria - così cara alla cinematografia dell'est avrebbe senz'altro reso l'opera più interessante e godibile.
Anche gi attori si adeguano a questo fluire imperturbabile con una recitazione spesso bloccata e poco spontanea. Si salva Uktamoi Miyasarova, nel ruolo della vecchia madre Halima, e la sua indistruttibile fede nei confronti dell'angelo della spalla destra, quello con il libro delle cose buone fatte nella vita di tutti noi.

Daniele Sesti

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