La nave dolce
Insieme ad Ali Margjeka, rappresentante sindacale della Federazione Lavoratori Stranieri della Cisal Puglia, al giornalista Giuseppe Belviso, all’ispettore della Polizia di frontiera del porto di Bari Nicola Montano, allo scrittore Raffaele Nigro, al regista e produttore Robert Budina e a molti altri, è addirittura il ballerino Kadi Klediu – protagonista del lungometraggio "Passo a due" (2005) divenuto famoso grazie alle sue partecipazioni all’interno di diverse trasmissioni televisive nostrane – a prendere la parola nel corso dei circa novanta minuti di assemblaggio atti a raccontare l’atipico 8 Agosto del 1991.
Atipico 8 Agosto che vide la Vlora, vecchia nave mercantile albanese costruita all’inizio degli anni Sessanta a Genova, approdare nel porto di Bari con a bordo ventimila persone, tra uomini, donne, ragazzi e bambini.
Una vera e propria flotta di assetati sotto il rovente sole estivo che, impegnati nella disperata fuga da un paese in cui si finiva in carcere anche per colpa di una parola, hanno cominciato a capire di poter cambiare qualcosa in Albania soltanto in seguito alla caduta del Muro di Berlino.
Una disperata fuga che, tra immagini di repertorio e dichiarazioni dei suddetti intervistati, è Daniele Vicari – reduce dalla ricostruzione del massacro del G8 effettuata tramite l’acclamatissimo "Diaz - Don’t clean up this blood" (2012) – a raccontare su schermo; mostrando anche il momento in cui, dopo le lunghissime operazioni di sgombero del porto, i clandestini vennero rinchiusi all’interno di uno stadio di calcio vuoto, prima del rimpatrio.
Perché quello che venne definito "Lo sbarco dei ventimila", non privo di situazioni di rivolta e di individui violenti, fu anche il primo respingimento di massa in Italia; del quale abbiamo qui modo di (ri)vedere tutta l’evoluzione, dalla preparazione per la partenza al lavoro delle forze dell’ordine.
Mentre apprendiamo, tra l’altro, che gli albanesi sono molto legati alla televisione italiana e assistiamo alla posizione presa dall’allora Presidente della Repubblica Francesco Cossiga nei confronti del sindaco di Bari.
Anche se i motivi d’interesse si riducono soltanto a quanto mostrato, considerando che ci troviamo dinanzi a un documentario che, registicamente parlando, non offre assolutamente nulla di particolare.
La frase:
"Eravamo contenti, speravamo in un mondo diverso”".
a cura di Francesco Lomuscio
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