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La mossa del pinguino











La mossa del pinguino racconta l’avventura verso il sogno olimpico di quattro uomini perdenti che scoprono per caso il gioco del curling e si convincono di poter partecipare alle Olimpiadi invernali di Torino 2006. Si ingegnano in allenamenti improbabili, trovano scappatoie alle regole, tentano l’impossibile pur di aggiudicarsi il titolo di campioni italiani per acquistare il diritto di partecipare alle Olimpiadi.
Bruno (Edoardo Leo), leader del gruppo, è un uomo rimasto bambino, un sognatore sempre alle prese con progetti e improbabili ricette per il successo. Nel frattempo passa il tempo con Salvatore (Ricky Memphis) suo amico dai tempi delle elementari. Il sogno olimpionico nasce proprio da un’idea di Bruno. Salvatore lo segue per spirito gregario.
Da quel momento inizia la ricerca degli altri due membri della squadra. Il primo sarà Neno, attempato biscazziere che vive di espedienti e di finzioni. Il secondo è Ottavio, anziano vigile urbano in pensione, solitario e rigido di carattere, guidato da un solido senso di responsabilità. L’inseguimento del progetto donchisciottesco costerà a Bruno l’ennesimo licenziamento e una crisi profonda nel suo rapporto con Eva (Francesca Inaudi), la donna che ama e dalla quale ha avuto un figlio. Senza soldi e in evidente difficoltà nei loro allenamenti esilaranti, i quattro non abbandonano un sogno che diventa il sale delle vite di ciascun protagonista.

Con La mossa del pinguino Claudio Amendola esordisce da regista, a trent’anni dal suo debutto come attore, e fa centro. La commedia diverte con la sua sceneggiatura asciutta ma vivace. Ogni dialogo risulta pungente e ironico al punto giusto e si sviluppa tra personaggi azzeccati e spontanei. La romanità è genuina: non viene mai utilizzata come uno strumento buffo per strappare qualche risata al pubblico, ma è perfettamente integrata con il carattere dei personaggi, mai fuori luogo.

La mossa del pinguino è un film che strizza l’occhio (per non dire che pesca a piene mani) dalla tradizione della commedia italiana con il suo repertorio di personaggi apparentemente senza qualità, nei quali si scava fino a scoprirne una nobiltà comune: da I soliti ignoti a Ladro lui, ladra lei, si ripercorrono alcuni dei più famosi classici di Dino Risi, Luigi Comencini e Mario Monicelli. Non è un caso che il gruppo di protagonisti viene definito, nello stesso film, “l’armata Brancaleone del curling”, con esplicito riferimento al film del grande Mario Monicelli. Alcune scene riecheggiano apertamente sensazioni e circostanze alla Full monty, il famoso film di Peter Cattaneo.

Un altro merito di Giorgio Amendola, anch’esso in linea con la commedia all’italiana, è l’essere riuscito a rappresentare uno spaccato realistico dell’Italia contemporanea, certo ancora parziale e sommario, ma efficace: “gente di oggi”, ha affermato il regista, “che ho cercato di raccontare come la vediamo tutti i giorni per strada, non in case belle ed eleganti, o in isole e posti meravigliosi che alla fine sono tutti identici. A me interessava il reale, piccole grandi storie in cui tutti possono immedesimarsi“.

Altro punto forte del film, oltre a un cast perfettamente assortito, è il fatto che la storia e i suoi protagonisti, non perdono mai l’aderenza perfetta con l’autoironia: è tutto un gioco, tutto un’assurda follia divertente. È questa la consapevolezza che permette al film di non scadere nel lirico e ai personaggi di mantenersi realistici fino alla fine.

Manca molto per raggiungere l’eccellenza, ma è davvero un inizio promettente.

La frase:
"Se questo è ‘no sport, io e te semo i campioni der monno".

a cura di Simone Arseni

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