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La maggiore distanza possibile
Si apre con lo schermo buio e il rumore di onde, a richiamare subito uno sfasamento percettivo nel rapporto con il mondo esterno. Un po’ per le combinazioni del caso, un po’ per i tragitti del peregrinare, tre vite distanti e senza timone in diversi modi giungono a contatto. Tutte accomunate da fresche e negative esperienze sentimentali, dato che Xiao Tang comunica per posta, e solo unilateralmente, con la ragazza amata nel frattempo però trasferitasi facendo perdere le proprie tracce, la giovane Xiao Yun ha appena lasciato un uomo sposato e il maturo A Cai viene da una delusione di coppia. Non solo, ma sono per un verso o per l’altro dei disadattati: il primo viene estromesso - perché costantemente in ritardo - dal set in cui era impegnato e passa il tempo a registrare rumori da spedire ad una persona che non c’è più, la seconda non trova niente di meglio da fare che mettersi alla ricerca dell’autore di quei nastri, il terzo hanno cercato di ricattarlo con una trappola. Per essi, la maggiore distanza possibile dalla sofferenza è data dalla fuga.
Scrittore (diversi i riconoscimenti letterari ottenuti), regista teatrale, televisivo e cinematografico, Lin Jing-jie ha firmato diversi documentari, mediometraggi, lavori per la TV, e “Zui yaoyuan de juli” è il suo primo lungometraggio di finzione. I profili che propone testimoniano, con vulnerabilità, la difficoltà di vivere in un ambiente che non è a loro misura (in una lunga e significativa sequenza uno dei personaggi si infila muta, pinne e maschera e comincia a camminare sul ciglio di una strada asfaltata, mentre accanto sfrecciano automobili, mimando una nuotata subacquea). Come specificato dai versi finali, il percorso è circolare – mentre si svolge, nelle relazioni lo scambio ci migliora - e termina sulle rive sabbiose del mare con la possibilità di un incontro effettivo. Poetica subordinata all’estetica, mentre minimalismo, bizzarrìe e simbolismi non ne fanno un film convincente, per ogni latitudine e reietto.
La frase: "dobbiamo bussare ad ogni altra porta per arricchire noi stessi / dobbiamo seguire la maggiore distanza possibile per ritornare al nostro punto di partenza".
Federico Raponi
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