La casa
E’ lo stesso Sam Raimi che diresse nel lontano 1982 (non 1981 come erroneamente riportato da imdb) l’originale a figurare tra i produttori di quello che, a firma dell’esordiente classe 1978 Fede Alvarez, vuole essere un remake (o reboot?) dell’ultra-sanguinolento cult del cinema horror che non solo inaugurò la febbre splatter degli anni Ottanta, ma generò – cinque e dieci anni dopo – anche i sequel "La casa 2" e "L’armata delle tenebre", sempre curati dal futuro autore de "Il grande e potente Oz".
Remake che, a seguito di un promettente e decisamente inquietante prologo, ripropone, bene o male, l’idea di base del capostipite, tirando in ballo cinque ragazzi – in questo caso interpretati da Jane Levy, Shiloh Fernandez, Elizabeth Blackmore, Jessica Lucas e Lou Taylor Pucci – che si riuniscono in un isolato cottage tra i boschi, per poi ritrovarsi prede delle forze del male dopo che uno di essi recita alcuni passi di un misterioso, antico libro rinvenuto nella cantina dell’abitazione.
Però, mentre nella pellicola del 1982 non veniva procurata quasi nessuna informazione relativa alle vite dei diversi protagonisti, qui il tutto prende il via dal tentativo di una delle ragazze di liberarsi dal tormento della tossicodipendenza e del lutto, rischiando non poco di conferire all’insieme i connotati di un allegorico viaggio-rito di passaggio su celluloide.
E, in maniera paradossale, se da un lato quest’ultimo aspetto impreziosisce intellettualmente la storia raccontata, dall’altro le troppe notizie fornite snaturano in maniera eccessiva quell’affascinante senso di spaesamento e disperazione che finì per rappresentare uno degli elementi vincenti dell’opera prima raimiana, concepita con pochi soldi e tanta innovativa tecnica.
Quella tecnica che, tra vertiginose inquadrature e veloci carrellate, Alvarez sembra oltretutto ignorare; accontentandosi di confezionare l’ennesimo luna park rosso sangue da schermo che del lungometraggio di partenza riesce solo ad aggiornare – con un budget molto più alto a disposizione – il lato disturbante, in mezzo a lingue mozzate ed aghi conficcati negli occhi.
Un luna park rosso sangue discretamente confezionato e che, senza dubbio, non manca di conquistare i giovani horror fan d’inizio XXI secolo; spingendo a storcere il naso, allo stesso tempo, coloro che hanno avuto modo di assorbire, a partire dall’inizio del decennio reaganiano, tutta la significativa, influente importanza che "La casa" e il suo geniale artefice hanno progressivamente assunto nell’ambito della Settima arte.
La frase:
"Sbranerò la tua anima".
a cura di Francesco Lomuscio
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