Tough Enough
Quando la madre di Michael rompe una relazione con un ricco dottore, i due sono costretti ad andarsene in un quartiere popolare di Berlino. Michael, fino a quel momento cresciuto in un'elegante zona residenziale è costretto ad affrontare la violenza della strada e le prepotenze di alcuni bulli nella sua nuova scuola. Gradualmente il giovane entrerà nel mondo delle gang e del crimine organizzato legato al narcotraffico.
Tough Enough, del regista Detlev Buck, ha raccolto un ampio consenso presso la stampa presente al 56° Festival internazionale del cinema di Berlino. Il film non è stato girato in stile documentario, ed anche se l'occhio della macchina da presa è completamente dalla parte del giovane Michael si tratta di un film di funzione che ha l'ambizione di descrivere la realtà degradata di certi sobborghi di Berlino. Ma si possono trovare notevoli somiglianze con i sobborghi di molte altre metropoli occidentali. Per prepararsi il regista Detlev Buck ha camminato molto a lungo per le strade di Berlino, specialmente nel quartiere di Neukolln. Ha cercato di ascoltare, di vedere che cosa accade e ha scattato molte fotografie. Il particolare che lo ha colpito di più è lo straordinario mix di etnie, e come queste interagiscano tra loro quotidianamente. Il risultato è un film estremamente asciutto, mai didascalico o moralistico, un vero e proprio racconto di formazione su come un giovane proiettato in un ambiente violento si trovi a dover prendere delle decisioni sbagliate. Michael compie determinate scelte che lo condurranno ad un tragico epilogo (che qui non vi raccontiamo) perché non ha possibilità di chiedere aiuto a nessuno, né alla troppo giovane madre né ad istituzioni apparentemente assenti. Il tema del film è in effetti la solitudine, sospesa tra paura e disperazione. Ottima prova d'attore da parte del quindicenne David Kross nel ruolo di Michael. È un nome che bisognerà tenere a mente negli anni futuri. Alcuni hanno paragonato l'opera di Buck sia a Christiane F. che a certi lavori di Martin Scorsese. In parte è vero nella misura in cui il regista tedesco tratteggia alcuni aspetti del disagio dei sobborghi più popolari e meno qualificati.
Girato in digitale, Tough enough presenta alcune situazioni estremamente violente, prive però di compiacimenti estetici. Interessante è vedere come il bullismo scolastico si avvalga delle nuove tecnologie utilizzando ad esempio telefonini di ultima generazione per filmare pestaggi, usati poi per intimidire altre vittime. Indimenticabile la costruzione della tensione nella scena finale.
La frase: "- Neanche tu sei perfetto! - Non ne ho bisogno! Sono ricco!".
Mauro Corso
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