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Kingsman - Il cerchio d'oroLa recensione del film a cura della Redazione di FilmUP.com di Francesco Lomuscio14 settembre 2017Voto: 8.0
Sono tornati per ricordarci che i modi definiscono l’uomo.
Ed è attraverso un inizio a tutta birra con botte da orbi e corse spericolate in automobile che ritroviamo in scena l’Eggsy in possesso delle fattezze di Taron Egerton, reso sofisticato agente segreto dalla spia gentiluomo Harry Hart alias Colin Firth in “Kingsman: Secret Service”, derivato nel 2015 dalla graphic novel “The Secret Service” di Mark Millar e Dave Gibbons.
L’Harry Hart che sembra non possedere i ricordi del proprio passato in questa seconda avventura, destinata a riportare Mark Strong nei panni del Merlino già visto nel capostipite per fargli affiancare il protagonista dopo che il loro quartier generale viene distrutto e il mondo, di conseguenza, si ritrova in serio pericolo. Avventura non priva neppure di una frenetica escursione sulle innevate Alpi italiane e che, con Channing Tatum e Jeff Bridges volti ad aggiungersi al cast, tira in ballo anche l’agente Whiskey interpretato da Pedro Pascal, particolarmente abile con la frusta e il lazo. Perché, in aria di moderno western, è con l’americana organizzazione spionistica alleata Statesman che facciamo conoscenza nelle circa due ore e venti di visione che, tra feroci cani robot e la sempreverde “Country roads” di John Denver a rappresentare quasi un inno rielaborata in diverse salse, individuano il nemico da sconfiggere nella Poppy incarnata dalla vincitrice del premio Oscar Julianne Moore. La Poppy che, gestrice di un grosso cartello di droga e nostalgica degli anni Cinquanta, provvede chiaramente a rafforzare il messaggio anti-stupefacenti ma non giustizialista trasudante dai fotogrammi; di cui è testimonianza anche un Bruce Greenwood impegnato in maniera evidente a fornire una divertente caricatura del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Del resto, è una terra degli yankee che sembra grottescamente voler tornare al grilletto facile dei cowboy quella presa di mira dal bentornato dietro la macchina da presa Matthew Vaughn, il quale, dopo i lodevoli risultati artistici del primo episodio, riesce nella difficile impresa di fare di nuovo centro con questo secondo. Impresa dovuta non solo alla sceneggiatura – scritta dallo stesso insieme a Jane Goldman – ricca di colpi di scena, ma anche alla già collaudata capacità dell’autore di “Kick-Ass” di miscelare in maniera esplosiva azione, senso dell’umorismo e, non ultimo, l’utilizzo della colonna sonora. Senza contare l’immancabile e fondamentale tocco bizzarro, che, tra un tizio tritato vivo per essere trasformato in hamburger e nuovi gadget comprendenti un preservativo da applicare sul dito (!!!), non manca neppure di sfruttare la partecipazione di un tanto scatenato quanto esilarante Elton John imbevuto di autoironia. Anche perché è sua la “Saturday night’s alright for fighting” posta a commento di uno dei violenti e memorabili scontri dispensati da un sequel che non lascia affatto delusi i fan kingsmaniani e che, in ogni caso, regala tanto sano e veloce intrattenimento... consentendo allo spettatore di non avvertire mai la non breve durata. La frase dal film:
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