Kamchatka
Memoria intesa come Storia: storia di un paese costretto a vivere la tragedia della violenza di un governo militare che da un giorno all'altro decide di togliergli la voce, strappando con crudeltà e metodo i pensieri libertari o democratici dei propri cittadini. Una ferita ancora sanguinante, che il regista Marcelo Pineyro racconta presentandola dal punto di vista di un bambino di dieci anni costretto ad abbandonare di colpo la sua vita per nascondersi assieme alla propria famiglia in una casa isolata di una minuscola cittadina. Isolati e sempre allerta, costretti ad accettare una nuova identità , Harry e il fratellino più piccolo vivono una vacanza che sebbene all'inizio appaia persino intrigante, resta forzata e involontaria. Ma per i bambini sono soprattutto le abitudini ad essere le certezze e nonostante Harry sia abbastanza grande da comprendere le scelte degli adulti vorrebbe tornare alla vita di prima, con il suo nome vero e con il compagno di giochi Bertuccio.
La storia raccontata da Pineyro non si poggia in alcun modo su quel repertorio di esecuzioni sommarie e terrificanti torture di cui conosciamo da tempo ogni più triste dettaglio: e neppure ne lascia parlare i protagonisti. Preferisce l'ancor più sconvolgente silenzio osservato dagli adulti per tenere a distanza dai propri figli l'ineluttabile realtà della vita, lasciando loro la possibilità che l'infanzia duri più a lungo. Gli adulti al contrario resistono proprio grazie ai figli nel tentativo di non lasciarsi trasformare dalla drammaticità degli eventi per andare avanti fino a che non torni di nuovo la tanto sospirata normalità d'un tempo.
La pellicola di Pineyro resta essenziale sempre: con una sceneggiatura altrettanto scarna e per questo ancor più ricca di significato si amplifica lo spazio lasciato agli attori e ai loro personaggi che raccontano con altrettanta intensità un periodo storico difficile e indelebile.
Valeria Chiari
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