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Ju tarramutu
La potenza dell'adesione di 15 mesi trascorsi a L'Aquila e in altri 14 paesi della zona a vedere, ascoltare e riprendere il post-terremoto del 2009. Arrivato due giorni dopo la catastrofe, e rimasto fino alla manifestazione a Roma manganellata dalle forze dell'ordine, il regista e produttore Paolo Pisanelli, che per combinazione aveva tenuto il corso "Cinema del reale - filmare il territorio" all'università di Teramo, con "Ju Tarramutu" (il sisma, in dialetto locale) testimonia soprattutto un silenzio protagonista.
Utilizzando anche filmati di repertorio, con occhio lirico l’autore coglie pure la Natura sovrastante una frattura. Da una parte, come comparsate, le intercettazioni telefoniche di sciacallaggi imprenditoriali seguìte da presìdi militari, posti di blocco e zone rosse, il G8 delle sfilate di autorità, i comizi del presidente del consiglio dagli schermi davanti a platee vuote, così come la sovrapposizione di cronisti echeggiante in un borgo deserto, a simboleggiare la distanza di autorità istituzionali, informazione e potere economico; la quale si è poi tradotta in uno stravolgimento urbanistico e sociale causato da una ricostruzione imposta che, escludendo il recupero dell'esistente (con l’abbandono, quindi, dei centri storici) ha comportato costi maggiori, requisizione di terreni agricoli, periferici insediamenti-dormitorio separati tra loro.
Dall’altra, le fondamentali voci degli abitanti, raccolte anche grazie al prezioso contributo di Animammersa, gruppo di attori e musicisti che - tessendo insieme testi di cittadini aquilani e musica popolare medievale - avevano composto uno spettacolo i cui frammenti animano il documentario. Queste ci parlano di difficili condizioni materiali e differenti stati d’animo arrivati, infine, allo scoramento ma anche a quella reattività che ha determinato le proteste anti-vertice, la suggestiva e commovente fiaccolata al suono di una tromba, i fischi al messaggio del capo del governo, le iniziative ("riprendiamoci la città") del "popolo delle carriole", in un percorso vòlto a ritrovare l'anima di una terra.
La frase: "Nei primi giorni dopo il sisma, il silenzio era ovunque. Non solo tra le macerie".
Federico Raponi
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