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Justin Bieber: Never Say never
"Mi chiamo Justin e suono così".
Però, chi è Justin Bieber?
Nient’altro che un giovanissimo cantautore canadese che, classificatosi secondo, a soli dodici anni, ad una competizione canora, è passato dalle performance di strada a Stratford, Ontario, a pubblicare su YouTube cover di diversi artisti, trasformandosi prestissimo in uno dei tanti fenomeni musicali destinati a conquistare il cuore di molti (e, soprattutto, molte) fan, tramite il successo riscosso da hit del calibro di "One less lonely girl" e "Love me".
Quindi, prendendo come tempo di racconto l’attesa per la preparazione del concerto al Madison Square Garden, è la sua ascesa che Jon Chu – ex ballerino poi passato alla realizzazione di diversi elaborati musicali, da "Silent beats" al secondo e terzo "Step up" – racconta nei circa 105 minuti di montato (però, pare che del documentario esista anche una versione di 115 minuti) in tre dimensioni.
E, al di là dei filmati di repertorio, è attraverso le testimonianze di amici, parenti, vicini di casa e manager, tra cui Allison Kaye, che apprendiamo dettagli della vita di Bieber, cresciuto dalla sola madre in quanto abbandonato dal padre poco dopo la sua nascita e predisposto fin da piccolo per il ritmo, nonostante non avesse mai preso lezioni di musica.
Ma, nel tragitto filmico che conduce alla conclusiva "Baby", abbiamo modo di vederlo affiancato anche da diversi volti noti dello spettacolo, dalla Miley Cyrus famosa per la serie televisiva "Hannah Montana" a Jaden Smith, figlio dell’attore Will, passando per Usher e Boyz II Men.
Tutti radunati per celebrare il non disprezzabile talento dell’ennesimo idolo musicale dalla popolarità di un quarto d’ora destinato alle masse giovanili d’inizio terzo millennio, il cui repertorio, comunque, sfoggia pezzi gradevoli quanto la visione del film di Chu.
Gradevolezza dovuta anche all’efficace, veloce montaggio capace di conferire la giusta cadenza narrativa all’insieme, mentre il 3D viene una volta tanto sfruttato a dovere al fine d’immergere lo spettatore nel senso dell’entertainment.
Anche se risulta difficile credere che, al di là di coloro che nutrono una forte passione per la piccola star originaria di Stratford, tutti riescano a rimanere tranquillamente seduti in sala dalla prima all’ultima inquadratura.
La frase: "Per gli adulti è dura e lui a sedici anni fa tutto da solo".
Mirko Lomuscio
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