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I vestiti nuovi dell'imperatore
"Sei anni di cucina inglese!". Sarà forse questo il motivo principale per cui Napoleone Bonaparte, relegato dalla storia sull'isola di Sant'Elena, architetta un complicato piano per fuggire da essa?
No. Comunque, non solo quella ragione (per noi già sufficientemente valida). Sono l'ambizione e l'ostinazione, il desiderio irrefrenabile di tornare in sella al mondo, la certezza che un uomo della sua grandezza non può finire i suoi giorni in una sperduta isoletta dell'oceano Atlantico. Forte di questa convinzione, il Corso che aveva tenuto le redini dell'Europa, fa sostituire la propria regale persona con un umile mozzo di terz'ordine (vi ricordate "Kagemusha, l'ombra del guerriero"?), umile sì che però gli rassomiglia sì tanto da gabbare gli ingenui inglesi posti a guardia dell'Imperatore.
Parte Napoleone, travestito da mozzo, su una nave diretta in Francia, parte cullando nuovi sogni di gloria e di grandezza. Ma l'arrivo in terra di Francia, e l'evolversi del piano in maniera non prevista, farà fallire sul nascere le novelle imprese che l'Empereur aveva progettato. E qui si innesta e si sviluppa il dramma di un uomo che, destinato dal fato a comandare il mondo, deve scontrarsi con la realtà quotidiana di una famiglia umile, presso la quale ha trovato ricovero. Non ci sono eserciti da dirigere e condurre a gloriose vittorie, non ci sono truppe da arringare; i nemici sono il freddo e la povertà, l'indigenza e il bisogno. Ma Napoleone è Napoleone. Magistralmente interpretato da Ian Holm - un gigante del cinema inglese ("Il Quinto Elemento", "La Pazzia di Re Giorgio" solo per citare alcuni titoli) l'Imperatore non si scompone e condurrà i suoi soldati, una sorta di Corte dei Miracoli, alla vittoria nella quotidiana lotta per la sopravvivenza e troverà nella quiete di un talamo nuziale le soddisfazioni e le gratificazioni che nei decenni precedenti solo un campo di battaglia era stato capace di assicurargli. Questo film, delicato e divertente, è ben girato da Alan Taylor (già regista di "Pallokaville", sempre prodotto da Umberto Pasolini) il quale, saggiamente, lascia molta libertà alle straordinarie capacità di Holm nell'interpretare, con impronta personalissima, un personaggio così già abusato nella storia del cinema. Buona anche la prova di Iben Hjejle (Alta fedeltà) nel ruolo di Pumpkin, la venditrice di meloni di cui il Bonaparte si innamorerà.
Il film è apprezzabile e godibile (divertente la scena in cui una guida vuol far visitare a Napoleone in incognito il campo di Waterloo).
Da cineteca la scena finale, surreale ed impressionante, girata all'interno di un manicomio, che non vi raccontiamo per non rovinarvi la sorpresa.
Ultima citazione per le belle musiche che accompagnano il film. L'autrice è Rachel Portman che aveva già composto le musiche del recente "Chocolat".
Das
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