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I 3 volti del terrore
Nello scompartimento di un treno uno strano uomo sui sessant'anni (John Philip Law Diabolik, Barbarella) mostra a tre passeggeri il loro passato ipnotizzandoli con una palla dorata. Ognuno di loro vivrà un' esperienza raccapricciante.
Passati otto anni dalla prima prova da regista Sergio Stivaletti si ripresenta al pubblico con questa seconda opera intitolata "I Tre Volti del Terrore". Dopo aver lavorato come professionista degli effetti speciali in svariati film di genere e non nel 1996 ha deciso di mettersi dietro la macchina da presa in altre vesti dirigendo "M.d.C.". Tra alcuni film in cui ha collaborato ricordiamo "Opera" di Dario Arganto, "Dellamorte Dellamore" di Michele Soavi ed "Etoile" di Peter Del Monte.
Mi dispiace ma Stivaletti girando questo film se l'è proprio cercata. Non tanto per il fatto di continuare il genere Horror rifacendosi ai miti italiani o a quelli inglesi ma per il semplice discorso che qui, di Horror, non c'è proprio niente, di "spaventoso", poi, neanche a parlarne. Le lezioni di quei vecchi grandi film sulla paura non sono state capite, apprese, assimilate. Quelle pellicole erano angoscianti per tante cose, prima di tutto per il rapporto personaggio/ spettatore, ognuna di quelle anime non era tanto vittima del mostro di turno, ma dei propri errori, dei propri peccati e, perciò, alla fine, addirittura carnefici di loro stessi. Questa può sembrare una sciocchezza, ma se si vuole incutere terrore lo si deve fare colpendo lo spettatore nel suo intimo, in fondo ognuno di noi ha degli scheletri nell'armadio. Un altro fattore importante è l'elemento "suspense", qui completamente inesistente. La preparazione, il crescendo, le scale che scricchiolano, le porte che si aprono da sole e la "creatura" che non c'è mai, bisogna cercarla ogni volta a tentoni in una stanza buia, sono meccanismi, certo già usati, ma che risvegliano quell'inconscio mai assopito di cui noi tutti abbiamo timore. Elementi "naturali" che, messi nelle mani giuste (guarda lo Zemeckis de "Le verità nascoste") riescono ancora a farci balzare dalla sedia. Qui sembra che l'unico problema del regista sia quello di ammazzare la prima vittima che passa solo per il gusto di vedere un po' di cervello sparso sulla moquette. Che sia puro divertimento, sociologico, politico o altro, il genere "Horror" (o comunque qualsiasi genere) deve avere delle solide fondamenta. Bisogna perdersi nei meandri della sceneggiatura, cercare delle trovate originali o almeno appropriate, costruire personaggi complessi, inventare labirinti d'angoscia per approdare ad un colpo di scena bruciante. Ma di questo ne "I Tre Volti del Terrore" non se ne parla minimamente. Il film non appassiona, non diverte, non è ripugnante (se proprio ci tenete), insomma mi ha lasciato totalmente distaccato. D'estate ci sono tante altre cosa da fare e se anche Stivaletti, invece di lasciarsi alle spalle questo anno di duro lavoro per consegnarci questa opera, se ne fosse andato al mare o in campagna sicuramente ne avremo tutti acquistato un ora e mezza di spiaggia in più.
Marco Massaccesi
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