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Tonya

La recensione del film a cura della Redazione di FilmUP.com

di Francesco Pozzo12 marzo 2018Voto: 6.5
 

  • Foto dal film Tonya
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Tratto dalla vera storia di Tonya Harding, talento del pattinaggio su ghiaccio d'estrazione sociale povera e dalla carriera compromessa a causa della sua mancanza d'eleganza e del successivo azzoppamento di una compagna di squadra per colpa del violento ed inetto marito, Tonya si regge prevedibilmente sulle robuste spalle della bravissima e bellissima Margot Robbie, talento cristallino che ce la mette tutta per dare forma e sostanza ad un'anima persa e martoriata, faccia sporca dell'America e vittima sacrificale segnata fin dalla nascita dal milieu depravato in cui sviluppò la sua passione e da una madre alcolizzata e senza amore che con la scusa di fortificarla la picchiava per sfogare le proprie angosce e frustrazioni più recondite, seguita a ruota dal fidanzato e futuro marito Jeff Gillooly (il soldato d'inverno Sebastian Stan) che dopo un breve momento di tenerezza iniziale seguirà il cattivo esempio abusando di Tonya fino a comprometterne per sempre la potenzialmente brillante carriera.

La figura e il ventre materno, dicevamo, magnificamente restituiti da una strepitosa Allison Janney meritatamente premiata con la sacrosanta statuetta d'oro che offre una performance potente e stratificata, rendendo alla perfezione la durezza e le sfaccettature della suo coriacea e sgradevole virago che non è figura semplicemente e gratuitamente crudele bensì complessa e disturbata, prova vivente, proprio come la figlia Tonya, che l'ambiente in cui cresci e le persone che ti circondano definiscono chi sei e quello che sarai, e che spesso, anche mettendocela tutta, non possiamo evadere dal groviglio degli eventi e dagli schemi del destino.

Tonya è in trappola fin dal principio. Succube dell'umanità degradata che la circonda, spezzata dalla madre sfatta e alcolizzata, incompresa dagli altri, vituperata da un compagno manesco e dal suo ancora più stupido e pericoloso compagno che la metteranno nei guai seri fino a distruggerle la vita, Tonya è l'eroina tragica che affronterà le grettezze della vita incassando i colpi a testa alta e rialzandosi sempre più forte di prima, attraversando la pista e lo schermo in un susseguirsi d'interviste reali ed elaborate che faranno lentamente e salacemente luce su quanto successe con molte e poco affidabili prospettive immortalate dalla direzione fluida di quel Craig Gillespie del già delicato e interessante Lars e una ragazza tutta sua, che segue questa volta l'eccezionale Robbie con cuore e perizia rendendo un adeguato servizio alla vera Tonya e alla performance dell'attrice non brillando però per particolare originalità ed inventiva, penalizzato forse da un approccio ampiamente testato e da un copione che non sarà ricordato come la cosa più fresca e dirompente vista in sala negli ultimi tempi.

Ricorrendo al sarcasmo e all'ironia per addolcire la pillola di un racconto al vetriolo amaro e ricco di zone d'ombra e mischiando la narrazione corale alla Good Fellas alle sfide psicofisiche di Black Swan e alla lezione non sempre venerabile di David O. Russell, Gillespie strizza l'occhio ai fasti di Toro Scatenato e ripropone con onestà ma senza troppa fantasia una struttura già collaudata e meglio in molte altre occasioni, infilando ancora una volta il trito e francamente noioso giochetto dei protagonisti che parlano in camera al quale si aggiunge il solito repertorio di musiche pop tanto elettrizzanti quanto prevedibili, da Romeo & Juliet dei Dire Straits passando per Goodbye Stranger fino al Gloria di scorsesiana memoria per approdare ancora una volta all'inevitabile Passenger, ricostruendo con mestiere un corrotto e pittoresco universo di tragicomici perdenti capaci di sorreggere un filmetto piacevole ma non particolarmente brillante che anziché osare e sperimentare preferisce adagiarsi sui trucchetti del mestiere e sulla sicurezza di solide performance e di strade già percorse.

Peccato, perché il film vanta alcuni bei momenti e le prove di classe contribuiscono a riscoprire luci ed ombre di un personaggio dimenticato che avrebbe forse meritato di più, una vittima degli eventi che la vita ha schiacciato fin dal principio e sulla cui vicenda, fra un sorriso e una smorfia d'orrore, occorre sicuramente fermarsi a riflettere.


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